Chiesa veronese, Lessinia, Persone e personaggi, Storia e arte - Verona, Storia moderna e revisionismo

DON DOMENICO MERCANTE, IL PRETE FUCILATO DAI TEDESCHI IL 27 APRILE 1945

Don Domenico Mercante parroco di Giazza

Don Domenico Mercante 

IL 27 APRILE 2017, 72° ANNIVERSARIO DALLA MORTE DI DON DOMENICO MERCANTE – GIAZZA (LJETZAN) 

RICOSTRUZIONE STORICA DEI FATTI –

Nelle ultime giornate dell’aprile 1945, a Giazza nell’alta Valle d’Illasi, c’era, ad ogni ora, gente sulla piazza che osservava il passaggio di reparti tedeschi in fuga verso i valichi alpini. Con l’appoggio di massicce incursioni aeree che frantumavano sotto una valanga di ferro e di fuoco ogni resistenza le colonne corazzate americane e inglesi, superato il Po, dilagavano ora in Lombardia. È il momento del crollo definitivo del fronte tedesco, e chi può, fugge verso il Nord.
Il 27 aprile, di buon mattino, è in marcia verso Giazza una compagnia germanica di circa cento uomini formata, in prevalenza, di paracadutisti e carristi e da alcuni elementi delle SS. È bene armata e vuole raggiungere Passo Pertica per scendere ad Ala, in Val d’Adige.

Una formazione partigiana, nascosta nella zona, intende fermarla alle porte di Giazza e disarmarla. Avvertito che in questo modo un grave pericolo incombe sul paese, il parroco di Giazza, don Domenico Mercante, accompagnato da un brigadiere della milizia forestale, si fa incontro ai due gruppi, per convincere i partigiani a non provocare i tedeschi in ritirata e per invitare i tedeschi a non fare del male alla pacifica popolazione. In testa alla compagnia vi sono due ufficiali che ascoltano i due “parlamentari” senza tuttavia dare alcun peso alle loro spiegazioni. A conoscenza che nella zona operano partigiani, obbligano i due a mettersi in cammino davanti ai soldati per farsi scudo con loro contro un improvviso attacco nemico. In particolare tengono d’occhio don Mercante, ostaggio prezioso che può assicurare loro via libera.

All’altezza del cimitero di Giazza un comandante partigiano, Beniamino Nordera, balza sulla strada e ordina agli ufficiali di fermarsi e consegnare le armi, minacciando, in caso contrario, di far intervenire i compagni nascosti nel bosco. Per tutta risposta la raffica di un mitra lo stende a terra. Dalla foresta si risponde con una nutrita sparatoria che non fa vittime ma che allarma ancora di più gli ufficiali. Adesso ritengono che don Mercante sia un capo partigiano o un loro stretto collaboratore e perciò lo trattengono, promettendogli di lasciarlo andare appena saranno al sicuro oltre il Passo Pertica, nella Valle di Ronchi.
Mentre il brigadiere ed altri due ostaggi riescono a svignarsela durante una successiva sparatoria, don Mercante, tenuto continuamente sotto controllo e minacciato, è obbligato ad accompagnare i paracadutisti per ore ed ore giungendo con loro, sfinito, fino ad Ala: sono circa le cinque pomeridiane del 27 aprile 1945. La compagnia si ferma nel rione di San Martino, al bivio di Ceré, dove parte la strada per Pilcante.

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Economia e lavoro, Società e politica

BISOGNA CAMBIARE L’ARTICOLO 53 DELLA COSTITUZIONE

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TASSE

 

La norma contenuta nell’articolo 53 della Costituzione italiana afferma:

 

Tutti sono tenuti a concorrere  alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”. 

 

Potrebbe  sembrare valido in un paese normale.

 

Ma un paese nato sull’oppressione dei suoi popoli, su un’inclinazione mafiosa di parte della sua società, corrotto in tutti i suoi gangli, intriso di tangenti, di rapine più o meno legalizzate, di caste più o meno arroganti e malavitose e, altro, e altro ancora…. tale articolo va cambiato in:

 

Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche nella misura in cui  essi fruiscono delle stesse”

 

 

 

 

Cultura varia, Monade e satira

DEFINIZIONE DI INTELLIGENZA, GENIALITÀ E CRETINAGGINE TRATTE DA LA STORIA DI GIOVANNI E MARGHERITA.

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Incredibilmente l’umanità ancora non sa cos’è l’intelligenza (né la genialità e la cretinaggine), di cui riporto succintamente la definizione traendola da La storia di Giovanni e Margherita.

 

Scrive infatti quel compendio della ‘scienza’ di regime che è Wikipedia:

 

«Benché i ricercatori nel campo non ne abbiano ancora dato una definizione ufficiale (considerabile come universalmente condivisa dalla comunità scientifica), si può generalmente identificare l’intelligenza come la capacità di un agente di affrontare e risolvere con successo situazioni e problemi nuovi o sconosciuti … Tradizionalmente attribuita alle sole specie animali, oggi l’intelligenza viene da alcuni attribuita, in misura minore, anche alle piante..»

 

Tesi tutte grevemente errate anch’esse frutto del rifiuto di capire per non dover cambiare.

 

Perché l’intelligenza, come scrivo più estesamente nel libro, consiste in tutt’altra cosa che la capacità di elaborare concetti o strategie di successo – che hanno anche gli animali – e non può che essere propria esclusivamente dell’uomo per il semplice fatto che è una categoria morale (la massima).

 

Una categoria morale basata sull’altruismo e consistente nella capacità di svilupparsi passando attraverso lo sviluppo degli altri.

 

Ne deriva che la genialità, in quanto massima espressione dell’intelligenza, consiste nel saper comprendere nel proprio raggio di azione numeri elevati o elevatissimi di altri e richiede la positività, per cui non esistono geni del male o del nulla.

 

Di tal che il cane sarà intelligente quando, guardandoti negli occhi, saprà capire se hai fame e decidere se dividere con te la scodella, laddove, nel mentre, potrà essere abile quanto si vuole, ma solo per quello che serve o piace a lui; come del resto gran parte della stessa umanità.

 

Umanità che, scoperta, già dalla notte dei tempi, l’intelligenza, l’ha poi ridotta alle forme più perverse di furberia, cioè capacità di svilupparsi a scapito altrui, e si è così condannata alla cretinaggine, all’inciviltà e alla sofferenza.
Perché la cretinaggine non è un’inguaribile insufficienza o anomalia mentale, ma una guaribilissima, progressiva devianza esito dell’arroccarsi in non veritiere idee di sé, di altri o della realtà, e della difficoltà di difenderle.

 

  1. 4. 2017

Alfonso Luigi Marra

 

Fonte: facebook. signoraggio.it

 

 

Persone e personaggi, Ricerca e tecnologia

FEDERICO FAGGIN – MASSIMO MARCHIORI: QUESTI DUE UOMINI SONO IL VENETO

 

FEDERICO FAGGIN: IL PADRE DEL MICROPROCESSORE È UN VENETO NATO A VICENZA

 

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Federico  Faggin

 

 

Federico Faggin:  Il padre del computer piccolo e maneggevole «Servono idee e risorse» Faggin, è vicentino, ma vive e lavora in California

 

PADOVA—Il padre del microprocessore è nato a Vicenza (Isola Vicentina nel 1941, Comune dell’Alto Vicentino di circa 8.000 anime )  ha studiato a Padova. Eppure non c’è traccia di accento veneto nella voce di Federico Faggin, 68 anni, il geniale ricercatore emigrato in America che tra meno di un mese riceverà dal Presidente Obama il più prestigioso riconoscimento statunitense riservato agli scienziati, la Medaglia nazionale per la tecnologia e l’innovazione.

 

Se dopo 42 anni di trasferta l’inflessione se n’è andata, c’è una cosa della nostra regione che Faggin porta ancora con sé.

«L’etica del lavoro è alla base della cultura veneta, la devo alle mie origini» ammette il primo italoamericano (ha la doppia cittadinanza) a finire nella Hall of Fame della scienza d’oltreoceano.

 

Il suo «contributo», come lo chiama lui, è quella rivoluzionaria invenzione che ha reso i computer piccoli e maneggevoli.

 

Nel 1971, alla Intel, Faggin trovò il modo di concentrare su una piastrina di 4 millimetri per 3 un «supercircuito integrato» con le capacità di calcolo che prima avevano supporti grandi quanto un tavolino.

 

Nacque così quel microprocessore finito dentro a tutti i calcolatori del mondo. Un po’ più di un semplice «contributo », quindi. Ma è tipico di Faggin misurare le parole. Da buon scienziato, pondera quello che dice per non essere frainteso. Gli preme non far passare un’idea negativa dell’Italia, anche se lui dall’Italia se ne è andato.

 

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Economia e lavoro

RIFIUTI. COME LIMITARNE IL PROBLEMA

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L’inceneritore di Ca del Bue

 

 

Ci sarebbe un sistema molto semplice per limitare i rifiuti.


 

Vi sono le mega aziende multinazionali che spendono miliardi per  studi, ricerche, approvvigionamenti di materie prime, manodopera e trasporti, per venderci un prodotto, costruito per esempio a ventimila Km. di distanza, che poi, una volta usato, spetta a noi tenercelo “vita natural durante” nella discarica sotto casa.

 

Bisogna fare in modo, obbligando, che qualunque società inserisca, nella catena di produzione di un suo prodotto, anche il ritiro e riciclaggio dello stesso.

 

 

 

 

 

Religione cristianesimo, Religioni credenze e documenti, Società e politica internazionale

A YAROUN, DOVE SAN GIORGIO VINSE IL DRAGO, CRISTIANI E SCIITI SI STRINGONO SOLIDALI CONTRO IL ‘DRAGO’ DEL TAKFIRISMO!

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Il 24 aprile, si ricorda san Giorgio originario dalla   Cappodocia, ma arabo da parte di madre, venerato come santo megalomartire da quasi tutte le Chiese cristiane che ammettono il culto dei santi.

La data della sua morte dovrebbe essere il 303 d.C.

La tomba si trova presso Lidda (l’odierna Lod, in Israele).

 

Lo ricordo con questa foto proveniente da Yaroun Libano nel luogo dove la tradizione pone la vittoria san Giorgio contro il drago.

 

Oggi viene ricordato dai Cristiani e Sciiti, che si stringono solidali contro ‘drago’ del takfirismo!

 

 

 

Società e politica

L’EGEMONIA DI SINISTRA HA CREATO UN DESERTO E L’HA CHIAMATO CULTURA

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Antonio Gramsci

 

 

Ma è vera o falsa la leggenda dell’egemonia culturale di sinistra? Cos’era e cosa resta oggi di quel disegno di conquista e dominio culturale? In principio l’egemonia culturale fu un progetto e una teoria che tracciò Gramsci sulla base di due lezioni: di Lenin e di Mussolini, via Gentile e Bottai.

 

La tesi di fondo è nota: la conquista del consenso politico e sociale passa attraverso la conquista culturale della società. Poi fu Togliatti che, alla caduta del fascismo, provò su strada il disegno gramsciano e conquistò gruppi di intellettuali, spesso ex fascisti, case editrici e luoghi cruciali della cultura. Ma il suo progetto non bucò nella società che aveva ancora contrappesi forti, dalle parrocchie all’influenza americana, dai grandi mezzi di comunicazione come la Rai in mano al potere democristiano ai media in cui prevaleva l’evasione.

 

La vera svolta avviene col ’68: l’egemonia culturale non si identifica più col Pci, che pure resta il maggiore impresario, ma si sparge nell’arcipelago radicale di sinistra. Quell’egemonia si fa pervasiva, conquista linguaggi e profili, raggiunge la scuola e l’università, il cinema e il teatro, pervade le arti, i media e le redazioni.

 

In che consiste oggi l’egemonia culturale? In una mentalità dominante che eredita dal comunismo la pretesa di Verità Ineluttabile (quello è il Progresso, non potete sottrarvi al suo esito). Quella mentalità s’è fatta codice ideologico e galateo sociale, noto come politically correct, intolleranza permissiva e bigottismo progressista.

 

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Cultura varia, Laveja mi

BACIO. OSCULUM. ΦΙΛΊ. BASO. KISS. KUSS. BAISER. BESO. BEIJO. ПОЦЕЛУЙ. 吻. قبلة

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Il Bacio tra Caterina e Nicola 

 

 

Quando ci si avvicina a qualcuno per baciarlo, si tende a girare il capo verso destra.

 

Lo ha scoperto uno studio scientifico di un’università tedesca, pubblicato dalla rivista britannica Nature, effettuato su coppie di diversa nazionalità.

Nell’80% delle coppie, il bacio avviene ruotando la testa proprio verso destra.

 

Un gruppo di ricercatori dell’università tedesca di Bochum-Ruhr è arrivato a questo dato dopo aver studiato il comportamento di 124 coppie, di età tra i 13 e i 70 anni, in stazioni, aeroporti e spiagge della Turchia, degli Stati Uniti d’America e della Germania.

Questo riflesso presente in 8 casi su 10 avrebbe origine addirittura nella vita fetale.

 

 

Kiss

puthje

قبلة

համբուրել

öpmək

kiss

пацалунак

целувка

petó

polibek

키스

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კოცნა

キス

φιλί

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kiss

póg

koss

il bacio

osculum

skūpsts

bučinys

бакнеж

ciuman

KISS

Kyss

Kus

بوسه

pocałunek

beijo

sărut

поцелуй

пољубац

bozk

poljub

beso

kyss

kiss

จุบ

Kuss

Öpücük

Поцілунок

Csók

بوسہ

hôn

קוש

baso

 

 

Società e politica internazionale

CUBA: SOCIALISMO FAI DA TE

 

Girava l’anno 2010 e a Cuba si iniziava a rottamare il socialismo

 

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Paladar cubano

 

 

A CUBA SI LICENZIANO GLI STATALI E S’INCORAGGIA IL LAVORO «FAI-DA-TE»

 

Il governo cubano ha deciso di aumentare l’iniziativa privata per cercare di ricollocare mezzo milione di lavoratori statali che saranno licenziati entro sei mesi in un processo definito «aggiornamento» del socialismo.

In queste settimane è partita la consegna della licenza di «liberi professionisti» per 178 attività che consentirà ai cubani di affittare agli stranieri tutta la casa in valuta, e non solo una parte come finora, e di aumentare fino a 20 posti i 12 attuali nei «paladar», i piccoli ristoranti privati «fai-da-te» (nella foto).

I cubani potranno inoltre fare più di un lavoro.

 

Fonte: Da L’Arena di Verona di Martedì, 26 Ottobre 2010, LETTERE, pagina 19

Link: http://www.larena.it/

 

Cultura Verona, Libri e documenti, Persone e personaggi

GIACOMINO DA VERONA: DE BABILONIA CIVITATE INFERNALI

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Il “De Babilonia civitate infernali” è un poemetto di Giacomino da Verona nel quale l’Inferno viene descritto in modo piuttosto grossolano, ma con dovizia di particolari fantasiosi e divertenti.
L’Inferno è ammorbato da un fetore indescrivibile, che si sente a più di mille miglia di distanza; vi brulicano bisce, ramarri, rospi, serpenti, vipere, dragoni con lingue e denti taglienti più di rasoi.
Appena giunto in questo luogo, il dannato è preso in cura da diavoli cento volte più neri del carboni, i quali gli spezzano le ossa a bastonate, lo immergono prima in un’acqua gelata e poi lo mettono in un luogo di grande calura.
Dopo questi preparativi, il malcapitato è pronto per essere cucinato! Arriva Belzebù che lo mette ad arrostire come un bel porco al fuoco in un grande spiedo di ferro, per farlo cuocere, condendolo con una salsa per renderlo più appetitoso. La salsa è fatta di acqua, sale, fuliggine, vino, fiele, aceto forte e veleno.

Ma non sempre Lucifero, re dell’Inferno, gradisce la pietanza e allora, infuriato, lo rispedisce indietro al cuoco perché non lo trova convenientemente cucinato.

 

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