Storia, Storia moderna e revisionismo

TERRA PIATTA? IUS PRIMAE NOCTIS? FALSITÀ CONTRO IL MEDIOEVO

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Lentamente tutte le bufale sui cosiddetti “secoli bui”, ovvero il Medioevo, stanno crollando grazie all’onestà intellettuale di molti storici.

 

Per quanto riguarda l‘”Inquisizione medioevale“, ad esempio, è stato dimostrato che in realtà il fenomeno si diffuse nel Rinascimento e maggiormente in ambito protestante anzi, lo storico Christopher Black ha osservato che quella romana era decisamente “meno oscura di quanto si pensi”, anzi fu più umana e con poche condanne.

 

In questi giorni ha voluto smontare ancora una volta la leggenda dei “secoli bui” lo storico Alessandro Barbero, ordinario di Storia Medievale presso l’Università degli Studi del Piemonte Orientale.

Scrivendo su “La Stampa” ha osservato accennando a George Orwell: «Al popolo si insegna che nel brutto, lontano passato esistevano creature malvage chiamate i capitalisti, che opprimevano il popolo con le pretese più infami. Il procedimento immaginato da Orwell, creare un’immagine tenebrosa del passato allo scopo di esaltare il presente, è stato praticato davvero in Europa, dal Rinascimento fino all’Ottocento: vittima designata, il Medioevo. Umanisti e artisti rinascimentali orgogliosi della loro nuova cultura, riformatori del XVIII secolo in lotta contro il feudalesimo, positivisti dell’Ottocento intenti a celebrare il progresso e combattere la superstizione, si sono trovati tutti d’accordo a dipingere con le tinte più nere il millennio medievale. Sono nate così alcune istantanee, chiamiamole così, che tutti visualizziamo facilmente, tanto sono inseparabili dall’immagine popolare del Medioevo».

 

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Etnie popoli e nazioni, Giustizia Iniquità e legulei, Società e politica

A BRESCIA SPARISCE VIA CADORNA, AL SUO POSTO QUELLA DEDICATA DODDORE MELONI socie

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di REDAZIONE

 

Si tratta di un gesto certo, ma estremamente simbolico anche se illegale.

Questa notte qualcuno ha apposto sopra la targa intitolata a Luigi Cadorna, nella omonima via a Brescia, una altra insegna con scritto Via Doddore Salvatore Meloni. Patriota sardo.

In pratica, al posto di un assassino si ricorda un assassinato dallo Stato.

 

Doddore Meloni indipendentista sardo scomparso 3 settimane fa, dopo un lungo sciopero della fame e della sete.

Perchè a Brescia?

Probabilmente, perchè proprio nella città  della Leonessa Meloni era stato rinviato a giudizio insieme a oltre 40 persone per il processo “Tanko 2” ovvero per aver attentato all’’Unità d’ Italia.

 

Doddore Meloni è stato tumulato a Terralba, dove hanno partecipato decine di persone, provenienti da ogni parte della penisola.

Applausi, “Libertà” e “Indipendentzia” urlate tenendo alta la bandiere dei quattro Mori, quella di Malu Entu e anche quella col Leone di San Marco.

I funerali si sono svolti il 9 luglio scorso a Terralba (Oristano), dove viveva con la famiglia, nella Cattedrale di San Pietro gremita di gente arrivata un da tutta la Sardegna.

 

Fonte: da il miglioverde del 28 luglio 2017-07-28

Link: https://www.miglioverde.eu/a-brescia-sparisce-via-cadorna-al-suo-posto-quella-dedicata-doddore-meloni/

 

 

 

Storia moderna e revisionismo

NELLA DE PIERI. ERA INCINTA, LA GRAZIARONO…POI LA UCCISERO UGUALMENTE

Nella De Pieri

Nella De Pieri 

 

 

La donna gettata nel Bus de la Lum non è un’invenzione. C’è: è mia madre“.

 

Dopo quarantacinque anni di silenzio Gian Aldo De Pieri, figlio di Nella, fucilata dai partigiani sul Cansiglio, ha deciso di uscire allo scoperto per raccontare la sua verità. Quella di cui è stato testimone diretto in quella mattina del settembre ’44 quando, a sei anni di età, si vide portar via la madre sotto gli occhi.

 

Gian Aldo De Pieri ha scelto di parlare, e di mostrare tutte le carte che ha raccolto, dopo aver letto la smentita dei partigiani a proposito dei cadaveri gettati nel Bus de la Lum, e la controversione da loro fornita. “Una serie di falsità e di inesattezze”, contesta. E replica: “La presero per vendicarsi di mio padre, volontario della Guardia nazionale repubblicana.

 

L’accusarono di essere una spia, era innocente. Un loro medico chiese loro di non ucciderla, perchè era incinta. In un primo tempo le concessero la grazia, poi la fucilarono ugualmente. E infine la gettarono nel Bus de la Lum: lo dice lo stesso certificato di morte¯.

 

Nella De Pieri aveva 36 anni quando venne uccisa. Era sposata con Lino, ricevitore del dazio a Ponte nelle Alpi. Dal matrimonio erano nati due figli: Gian Aldo e Gabriella. Nel settembre del ’44, Lino militava nella Guardia nazionale repubblicana. A Ponte era rimasta Nella con i bambini. Una mattina, mentre stava andando in bicicletta a Soccher con Gian Aldo per comprargli un maglione, venne fermata da alcuni partigiani, che la condussero dapprima in un albergo, e poi con una moto su in Cansiglio. Il bimbo venne affidato a un uomo del posto, Olindo Pierobon.

 

La donna fu accusata di essere una spia. Racconta oggi suo figlio: “La denuncia parte da qualcuno che voleva compiere una vendetta. Alcuni partigiani hanno poi ammesso che era innocente. Altri hanno sostenuto che era andato bruciato tutto. Nessuno ha mai potuto dimostrare quelle accuse. Per giunta, dopo il processo l’avevano graziata, perché aveva due bambini piccoli e perchè era incinta. Ma proprio mentre la stavano mandando a casa, arrivò un altro partigiano che insistette per l’esecuzione”.

 

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Cultura varia, Regno delle Due Sicilie, Società e politica

NAPOLI – IL GIGANTE CHE DERIDEVA I POTENTI

il gigante che derideva i potenti

 

 

Ci fu un tempo in cui Largo di Palazzo, l’attuale piazza Plebiscito, era sorvegliata da una immensa statua di Giove proveniente dalla rube euboica di Cuma, la prima città della Magna Grecia e anello di congiunzione tra Napoli e l’Ellade.

Il Gigante del Largo di Palazzo, così come venne chiamato dai napoletani, fu collocato nel 1668 sul margine meridionale della piazza dal viceré don Pedro Antonio d’Aragona, e rappresentò per ben 138 anni il veicolo attraverso il quale i napoletani, con la propria straripante ironia, si prendevano gioco dei potenti.

 

Da simbolo del potere autoritario, dal forte impatto evocativo, la statua del Giove Cumano divenne per il popolo il Gigante parlante, l’improbabile portavoce di lazzari e intellettuali che con sberleffi e componimenti satirici schernivano le cariche istituzionali che si succedevano nell’adiacente Palazzo Reale. Un’usanza dilagante e profondamente oltraggiosa capace di mandare su tutte le furie i governati di Napoli, che a più riprese tentarono di estirpare questa umiliante condanna con ogni mezzo.

Si racconta che il viceré Luis de la Cerda, duca di Medinaceli, sul finire del XVII secolo provò a scoraggiare i napoletani promettendo una taglia di 8.000 scudi d’oro a chiunque fosse stato capace di cogliere sul fatto gli irriverenti burloni. Un tentativo che, ahilui, si dissolse nell’inquietante controproposta dei lazzari napoletani, che nella notte affissero sulla base della statua una taglia di 80.000 Ducati d’oro per chiunque fosse stato in grado di decollare l’ardito governante ed esporre la testa mozzata in piazza Mercato.

 

Durate i burrascosi moti rivoluzionari del 1799, il popolo fasciò il Gigante cumano con i colori della Repubblica Napoletana, e sul capo riccioluto di Giove fu riposto il simbolo della rivoluzione francese, un enorme berretto frigio che fu poi strappato via qualche tempo dopo dai sanfedisti Napolitani capeggiati dal Cardinale Ruffo.

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Società e politica, Storia moderna e revisionismo

LETTERA APERTA ALLA PRESIDENTE BOLDRINI, CHE A QUANTO PARE DISPREZZA IL FASCISMO MA USUFRUISCE DEI BENEFICI.

 

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Arturo Scalia

 

L’altro giorno la signora Boldrini  ( la signora tiene tanto al genere femminile ed io non  sentendomi di violentare la lingua Italiana, come fanno tanti giornalisti leccaculo storpiando il termine Presidente con Presidenta o peggio ancora Sindaco con Sindaca, preferisco femminilizzare il suo cognome con Boldrina) dicevo, la signora ha dichiarato in un’intervista

“C’è chi, come lei, non si sente a proprio agio passando davanti ai monumenti fascisti”
Suggerirei al Presidente Boldrina di cambiare itinerario per evitare il “disagio” che gli procura passare davanti a certi monumenti e sarebbe ancora più valido per gli italiani, se il suo giro per evitarli fosse molto largo abbracciando anche nazioni extracomunitarie che lei tanto ama.

 

Vorrei fare notare alla Presidente Boldrina, se la sua dichiarazione corrispondesse al vero ( cioè che tutto quello che riguarda il fascismo la mette a disagio), che dovrebbe non usufruire di tutti i miglioramenti sociali accaduti nel tanto odiato ventennio;

ne elenco solo 39 per comodità e per mancanza di spazio, ma sono oltre 100:

 

** 1. Assicurazione invalidità e vecchiaia, R.D. 30 dicembre 1923, n. 3184 
**2. Assicurazione contro la disoccupazione, R.D. 30 dicembre 1926 n. 3158 
** 3. Assistenza ospedaliera ai poveri R.D. 30 dicembre 1923 n. 2841 
**4. Tutela del lavoratore di donne e fanciulli R.D 26 aprile 1923 n. 653 
**5. Opera nazionale maternità ed infanzia (O.N.M.I.) R.D. 10 dicembre 1925 n. 2277 
**6. Assistenza illegittimi e abbandonati o esposti, R.D. 8 maggio 1925, n. 798 
**7. Assistenza obbligatoria contro la TBC, R.D. 27 ottobre 1927 n. 2055 
**8. Esenzione tributaria per le famiglie numerose R.D. 14 maggio 1928 n. 1312 
**9. Assicurazione obbligatoria contro le malattie professionali, R.D. 13 maggio 1928 n. 928 
**10. Opera nazionale orfani di guerra, R.D.26 luglio 1929 n.1397

**11. Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (I.N.P.S.), R.D. 4 ottobre 1935 n. 1827 
**12. Settimana lavorativa di 40 ore, R.D. 29 maggio 1937 n.1768

**13. Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (I.N.A.I.L.), R.D. 23 marzo 1933, n. 264 
**14. Istituzione del sindacalismo integrale con l’unione delle rappresentanze sindacali dei datori di lavoro (Confindustria e Confagricoltura); 1923 
**15. Ente Comunale di Assistenza (E.C.A.), R.D. 3 giugno 1937, n. 817 
**16. Assegni familiari, R.D. 17 giugno 1937, n. 1048 
**17. I.N.A.M. (Istituto per l’Assistenza di malattia ai lavoratori), R.D. 11 gennaio 1943, n.138 
**18. Istituto Autonomo Case Popolari 19. Istituto Nazionale Case Impiegati Statali 
**19. Riforma della scuole “Gentile” del maggio 1923 (l’ultima era del 1859) 
**20. Opera Nazionale Dopolavoro (nel 1935 disponeva di 771 cinema, 1227 teatri, 2066 filodrammatiche, 2130 orchestre, 3787 bande, 1032 associazioni professionali e culturali, 6427 biblioteche, 994 scuole corali, 11159 sezioni sportive, 4427 di sport agonistico.). I comunisti la chiamarono casa del popolo 
**21. Guerra alla Mafia e alla Massoneria (vedi “Prefetto di ferro” Cesare Mori) 
**22. Carta del lavoro GIUSEPPE BOTTAI del 21 aprile 1927 
**23. Lotta contro l’analfabetismo: eravamo tra i primi in Europa, ma dal 1923 al 1936 siamo passati dai 3.981.000 a 5.187.000 alunni – studenti medi da 326.604 a 674.546 – universitari da 43.235 a 71.512 
**24. Fondò il doposcuola per il completamento degli alunni 
**25. Istituì l’educazione fisica obbligatoria nelle scuole 
**26. Abolizione della schiavitù in Etiopia 
**27. Lotta contro la malaria 
**28. Colonie marine, montane e solari 
**29. Refezione scolastica 
**30. Obbligo scolastico fino ai 14 anni 
**31. Scuole professionali 
**32. Magistratura del Lavoro 
**33. Carta della Scuola Opere architettoniche e infrastrutture

**34. Bonifiche paludi Pontine, Emilia, Sardegna, Bassa Padana, Coltano, Maremma Toscana, Sele ed appoderamento del latifondo siciliano. Con la fondazione delle città di Littoria, Sabaudia, Aprilia, Pomezia, Guidonia, Carbonia, Fertilia, Segezia, Alberese, Mussolinia (oggi Alborea), Tirrenia, Tor Viscosa, Arsia e Pozzo Littorio e di 64 borghi rurali, 1933 – 1939 
**35. Parchi nazionali del Gran Paradiso, dello Stelvio, dell’Abruzzo e del Circeo 
**36. Centrali Idroelettriche ed elettrificazione delle linee Ferroviarie 
**37. Roma: Viale della Conciliazione 
**38. Progetto della Metropolitana di Roma 
**39. Tutela paesaggistica ed idrologica 

 

Cara Presidente Boldrina, cosa ha fatto lei oltre a inorridirci con lo storpiamento della lingua italiana, con la falsa rivoluzione di rivalutazione della donna, con l’acquisto di centinaia di frigoriferi “ultranecessari”  per la Camera? Con il continuo disprezzo per gli italiani per il loro lavoro e la loro dignità?

 

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Dominio potere e violenza, Etnie popoli e nazioni, Giustizia Iniquità e legulei, Persone e personaggi

SIAMO TUTTI DODDORE. ONORE ALL’INDIPENDENTISTA SARDO

Onore eterno ad un indipendentista. Vero!

 

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Doddore Meloni

 

 

Vedete, cari amici indipendentisti(almeno per chi lo è, non amico, ma indipendentista) è persino banale dire che “oggi siamo tutti Doddore Meloni“.

Lui, il più conosciuto e battagliero degli indipendentisti sardi, si è lasciato morire in carcere dopo 69 giorni di sciopero della fame e della sete. Ha voluto ripercorrere, fino all’estremo sacrificio, la strada indicata da Bobby Sands, eroe dell’indipendentismo nordirlandese che si lasciò morire in carcere in segno di protesta per il regime duro a cui venivano sottoposti i detenuti repubblicani.

 

Doddore Salvatore Meloni era stato messo in galera il 28 aprile scorso a seguito di una sommatoria di pene per reati fiscali (il nostro amico Leo Facco lo farebbe santo subito per quei reati finalizzati a fregare lo stato italico), e all’appuntamento si era presentato innalzando la bandiera dei Quattro Mori e portando sottobraccio la biografia di Bobby Sands. In un certo senso lui aveva già scelto il proprio destino. Sapeva che i reati fiscali per i quali era stato condannato erano più che altro un pretesto per fiaccare e mettere all’angolo un personaggio scomodo per le istituzioni italiche, soprattutto dopo che nel 2008 aveva proclamato la Repubblica indipendente di Malu Entu, non tanto per il gesto in se stesso, quando sul suo significato in prospettiva: il nucleo iniziale intorno al quale organizzare la battaglia verso l’indipendenza della Sardegna.

 

Si considerava dunque un prigioniero politico, la cui storia, ahimè, è conosciuta quasi esclusivamente nei nostri ambienti. Gli italiani non ne sanno quasi nulla, perché i grandi mezzi di comunicazione da cui si abbeverano se ne guardano bene dall’affrontare, con etica professionale, i temi dell’indipendentismo e dell’autonomismo. Proni alla volontà del potere, preferiscono il silenzio o semmai mettere in ridicolo certe idee e talune manifestazioni. In questo facilitati a volte dalla sprovvedutezza di taluni personaggi. Vedremo comunque in queste ore e nei prossimi giorni se e come parleranno della morte di Doddore.

 

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Libri e documenti, Storia moderna e revisionismo

IN UN’AUTOBIOGRAFIA LE ULTIME ORE DI HITLER: “L’HO VISTO MORIRE E HO PRESO A SCHIAFFI IL FIGLIO DI GOEBBELS”

Johanna Ruf

 

 

Ha visto Adolf Hitler piantarsi la canna di una pistola sulla tempia e spararsi un colpo per farla finita, dopo aver vissuto a stretto contatto nel bunker in cui il Führer trascorse gli ultimi mesi di vita, mente il terzo Reich e la potenza del nazismo andavano sgretolandosi. Johanna Ruf, la quindicenne che si rinchiuse nel rifugio dei nazisti insieme ai gerarchi del regime racconta ora i dettagli degli ultimi giorni prima della fine, in un’autobiografia che farà molto parlare di sé.

 

La donna ha ora 88 anni ed è l’ultima sopravvissuta tra le persone che si proteggevano nel famoso bunker della capitale tedesca. All’epoca della Seconda guerra mondiale, Johanna era un’adolescente e prestava servizio come infermiera, tentando di curare i soldati feriti nei combattimenti di Berlino. “Goebbels mi diceva che la battaglia finale era alle porte” racconta la Ruf. Un errore di valutazione clamoroso da parte dell’uomo che era incaricato di guidare la difesa della capitale.

 

L’autobiografia altro non è che la raccolta dei diari scritti dall’allora ragazza nel 1945 e verrà pubblicata a breve in Germania e poi in tutto il mondo. Si tratta di un racconto quotidiano di quanto accadeva all’interno del “cerchio magico” nazista, rinchiuso nel bunker.

“Ho anche schiaffeggiato il figlio di Goebbels, Helmut, ci aveva provato con me” ricorda la Ruf. Ed è proprio questo episodio a dare il titolo al libro, Uno schiaffo in faccia al piccolo Goebbels.

 

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Informazione e giornalismo

I RIPETITORI TELEVISIVI DEL MONTE STOZE ( STOSSE ) DI VELO VERONESE

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I ripetitori televisivi del Monte Stosse

 

 

Monte Stoze -Velo Veronese (VR) – LATITUDINE: 45°36′ 4″ LONGITUDINE: 11°5′ 34″ Alt. Mt. 1137

 

Monte Stoze, se si esclude il Monte Venda che trasmette i canali Rai, è di sicuro la postazione più importante per la ricezione Tv nel Nord Italia.

La storia di Monte Stoze nasce leggermente dopo quella di Monte Calvarina. Ma se questa postazione è storicamente seconda nella graduatoria temporale, rimane la numero uno per i servizi che reca a Lonigo.

La Tv Svizzera fu probabilmente la prima emittente a trasmettere dal Monte Stoze, affiancata dopo un pò da Tele Monte Carlo. La tv Svizzera si riceveva convertita sul canale H2 (l’attuale 12) mentre Montecarlo sul 35.A quel tempo le prime private veronesi trasmettevano da Torricelle di Verona.

La prima tv privata ad affacciarsi a Velo fu Tele Verona sul ch 69 (Che sarebbe poi stata assorbita da rete4).

Più tardi la prima trasmissione potente che si prendeva anche con un antennino da interno fu il canale 36 di Telemilano58 (la futura Canale 5).

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Salute e benessere

STEFANO MONTANARI: STIAMO VINCENDO

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Stiamo vincendo

 

Senza falsa modestia, siamo davvero importanti.

 

La signora Lorenzin, la ministrina dell’ospedale che per motivi misteriosi siede non solo in parlamento ma sul trono del ministero della salute, è in delirio: le nanoparticelle, roba piccina picciò che non si è mai dibattuta nei salottini mondani dove di sorbisce il tè al gelsomino e si mangiano dolcetti, la perseguitano e i suoi consiglieri e manutengoli, pieni di conflitti d’interesse più di quanto non sia un cane di pulci, ignoranti e furbetti ma, ahimè, non propriamente intelligenti, non sono capaci di controbattere altro che con strilli isterici e zappate sui loro stessi piedi.

 

È terribile: il seguito d’imbecilli su cui si basava il Beatrice-pensiero si sta vistosamente assottigliando e c’è addirittura di che rischiare la poltrona per le prossime elezioni. E che dire degli scienziati di regime, quelli che insegnano (?) in università nate or ora dal nulla e saliti senza alcun concorso o cursus honorum et studiorum in cattedra? E di quelli che non sono nemmeno a quel pur miserabile livello?

 

(http://www.informarexresistere.fr/vicepresidente-commissio…/). Vabbè: c’est la vie.

 

Ai numeri di arte varia della signora Lorenzin si aggiunge una bella lista di esibizioni che, lo confesso, mi divertono e, lo ammetto, mi riempiono d’orgoglio: stiamo vincendo.

 

L’Università di Urbino, la gloriosa istituzione che con il comico Grillo Giuseppe da Genova e la dama di carità Bortolani Marina da Reggio nell’Emilia ci sottrasse il microscopio tenendolo accuratamente inattivo 18 mesi per poi sbolognarlo all’ARPAM di Pesaro, ora sta cercando goffamente di ostacolare le ricerche che continuiamo a condurre nonostante loro, vedi quelle sulle leucemie. Su quei personaggi ci sarebbe da scrivere un libro o, almeno, qualche capitolo di un libro, e non è escluso che lo farò. Allora ci sarà di che divertirsi.

 

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