Archeologia, Storia, Etnie popoli e nazioni

UNA CULTURA INASPETTATA HA COSTRUITO GLI INSEDIAMENTI PIÙ ANTICHI AL MONDO

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I  ricercatori ora pensano di aver datato le prime fortificazioni conosciute nel gelido nord vicino a una curva del fiume Amnya nella Siberia occidentale.

I siti archeologici di Amnya furono ufficialmente portati alla luce dal 1987 in poi, ma la recente datazione al radiocarbonio ha trovato la fossa principale nel sito I di Amnya e le sue fortificazioni risalgono a circa 8.000 anni fa. L’antico edificio ora è solo un’ampia avvallamento nel terreno, ma un tempo era protetto da un fossato e forse anche da un’altra fossa. La datazione al radiocarbonio suggerisce che sia stata costruita nell’ultimo secolo del settimo millennio a.C. Successivamente, nel VI millennio a.C., furono costruiti altri due fossati sul retro del sito. Insieme a molti altri edifici, sponde e recinzioni, queste caratteristiche rappresentano un periodo in cui il sito era occupato in modo più consistente. 

Secondo un team internazionale di archeologi, guidato da ricercatori della Libera Università di Berlino, entrambi i siti mettono in discussione la nozione tradizionale di ciò di cui erano capaci i gruppi di cacciatori-raccoglitori. 

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IL SUDARIO 

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Il sudario è tessuto di lino, realizzato da un tessitore di qualità professionale, che probabilmente era di proprietà solo di un uomo ricco (ad es. Giuseppe di Arimatea).

Le fibre di lino sono rintracciabili al Mediterraneo orientale o al Medio Oriente.

La cucitura è identica a un artefatto trovato a Masada in Israele, datato tra il 40 a.C. e il 73.

E il tessuto è stato altrimenti datato tra il 300 a.C. e il 300 d.C.

I test chimici e biologici dimostrano che ci sono macchie di sangue sul sudario, del gruppo sanguigno AB e del gruppo antigene MNS. Inoltre, non ci sono pigmenti di vernice di alcun tipo sul sudario, eliminando la possibilità che il sudario sia una sorta di falsificazione artistica estremamente intelligente.

Il sudario porta l’immagine di un uomo alto più o meno,

1,80 cm, con barba e capelli lunghi, muscoloso, visto di fronte e posteriormente.

Un uomo che aveva subito la crocifissione.

Cultura varia, Persone e personaggi, Storia

ISCRIZIONE DI SERSE I

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Iscrizione di Serse I (486–465 aC), a Van; Anatolia – Asia Minore (Turchia) 

Serse nacque nel 519 a.C. circa ed era figlio di un altro grande re persiano: Dario I. Entrambi facevano parte della dinastia degli Achemenidi.

Serse governò il popolo dei persiani a partire dal 485 a.C., quando venne a mancare il padre, e iniziò ad assumere la figura del despota brutale che mirava alla conquista della Grecia. 

Nel 481 a.C. il nuovo re persiano iniziò a preparare un nuovo attacco in grande stile contro gli avversari greci: con un enorme esercito (forse di centomila uomini) avrebbe dovuto attraversare l’Ellesponto su un colossale ponte di barche, raggiungere la Macedonia e da qui attraversare la Tessaglia per puntare direttamente su Atene. Una flotta di oltre mille navi avrebbe accompagnato l’avanzata militare muovendosi lungo la costa. 

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Persone e personaggi, Storia, Storia Italia

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Nell’anno 546 d.C, la città eterna di Roma giacque in rovina, vittima della furia e dell’ambizione di Totila, fiero capo dei Goti. La storia, tramandataci dalle voci del passato, in particolare quelle di Procopio, storico romano d’Oriente, narra di un’epoca oscura e disperata.

Roma, una volta magnifica e imperiosa, si trovò assediata. Le sue maestose mura, che avevano resistito al tempo e alle guerre, ora piangevano sotto l’assedio degli Ostrogoti. 

Gli abitanti, intrappolati come uccelli in gabbia, soffrivano la fame più nera. Le loro bocche, un tempo saziate da vino e cibi prelibati, ora masticavano in disperazione carne di cavallo, cani, gatti e persino topi. 

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Alimentazione e gastronomia, Storia, Veneto, Veneto Serenissima Repubblica

COME DIVENIMMO “POLENTONI”

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Fu certamente anche grazie all’OFFICIO delle BIAVE, una Magistratura veneta, che nel XVI secolo, come misura per prevenire carestie dovute a cattivi raccolti, incoraggiò la coltivazione del granturco, in alternativa al grano, abbinandolo anche al riso. Il granturco, introdotto nel 1550, forniva un raccolto più abbondante di quello che era stato possibile ottenere prima e si diffuse in tutto il Veneto nel giro di tre generazioni per diventare infine il prodotto principale. 

Anche il riso fu introdotto nel XVI secolo e contribuì in maniera significativa ad aumentare le scorte alimentari. Secondo Pierre Chaunu, il riso fornisce 7,35 milioni di calorie per ettaro, contro 1,51 milioni di calorie del grano. Queste cifre, anche se approssimative, rendono l’idea dell’importanza del riso nell’incremento delle scorte di cibo.

Le calorie fornite dal granturco sono intermedie ma in pratica, determinano la vera differenza la caduta delle piogge locali, e la qualità del suolo. Il riso richiedeva l’inondazione e ciò limitava la sua diffusione a terre piane ed irrigue. Il granturco necessitava di più precipitazioni atmosferiche del grano, ma questi due raccolti erano reciprocamente sostituibili ovunque nel Veneto.

I Magistrati ammassavano delle scorte di grano, granturco e riso, in appositi edifici, per poi introdurre a prezzi calmierati, o, nei periodi di crisi profonda, addirittura distribuire gratuitamente per le classi povere, le scorte accumulate. Traccia di queste provvidenziali usanze le troviamo ancora nella toponomastica di qualche città veneta, anche se con la creazione dello stato unitario italiano, il Grande Fratello di orwelliana memoria, ha fatto scomparire nomi che invece erano carichi di significati. A Padova, tanto per fare un esempio, l’attuale Piazza Garibaldi, era detta fino a metà ‘800, Piazza delle Biave.

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Fonte: SRS DI  MILLO BOZZOLAN · PUBBLICATO 19 SETTEMBRE 2022 · AGGIORNATO 13 SETTEMBRE 2022

Cultura varia, Persone e personaggi, Storia, Veneto

LA PITIMA

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Venezia

Temutissima presenza storica con un rigoroso ruolo nella Serenissima: non era un esattore diretto dei debiti ma uno che ne sollecitava il pagamento in modo pubblico. Coloro che avevano un credito e non riuscivano a riscuotere, si rivolgevano ai servigi della Pitima: questa allora seguiva in continuazione il debitore vestita di rosso (un colore facilmente riconoscibile affinché tutti sapessero che il perseguitato era debitore moroso) gridando a gran voce e additando l’insolvente così da gettarlo nell’imbarazzo e farlo cedere per sfinimento fino a saldare le proprie pendenze.

Era una figura istituzionale commissionata dello Stato, reclutata tra le persone povere ed emarginate le quali godevano di assistenza pubblica in mense e ostelli a loro riservati in cambio della disponibilità su richiesta delle istituzioni. Nonostante la comprensibile insofferenza, il perseguitato non poteva in alcun modo nuocere alla Pitima pena pesante condanna.

Per la Serenissima, la cui prosperità era basata sul commercio, la credibilità dei mercanti e armatori, gli impegni tra privati compresi i debiti di gioco, il rispetto delle regole e gli impegni assunti, venivano considerati obblighi primari facenti parte della struttura stessa dello Stato. 

Pur essendo una democrazia avanzata aperta a tutti e a tutte le idee, vigeva un rigore ferreo delle regole sulle quali non si transigeva.

Dagli antichi fasti di Venezia a tutt’oggi, è un termine ancora usato per indicare una persona insistente e molesta: “ti xe na pitima”

Religione Chiesa Cattolica, Religione cristianesimo, Religione ebraismo, Religioni credenze e documenti, Storia

SEFFORIS  LA CITTÀ MISTERIOSA  

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Secondo la tradizione, Maria non era di Nazareth, era nata a Sefforis, primogenita di una anziana coppia, Anna e Gioacchino, intorno al 18 a.c. e solo in un secondo tempo si era trasferita a Nazareth. 

Sefforis è in quel periodo la capitale amministrativa della Galilea, è a solo pochi chilometri da Nazaret, anzi è ben visibile da Nazaret essendo situata su una collina, inoltre vi era nata Maria, e lo stesso, non  viene mai citata nei Vangeli. 

Pertanto andiamo a vedere cosa possiamo sapere della  Sefforis nel periodo romano.

Sefforis, chiamata con vari nomi a seconda del momento storico (Autocratoris, Neronia, Eirenopolis, Diocaesarea, Zippori, Saffurieh), era una grande città di epoca romana-bizantina, situata al centro della Bassa Galilea, cinque km a ovest di Nazareth. 
 Fu anche capitale amministrativa della Galilea al tempo di Erode Antipa, quindi negli anni in cui Gesù fanciullo cresceva a Nazareth. Era abitata da una comunità di ebrei già al tempo di Alessandro Janneo, verso il 100 a.C. Pochi anni dopo, nel 56-57 a.C. il proconsole di Siria, Gabinio, assegnava a Sefforis la sede di un Sinedrio, vale a dire il consiglio del governo interno alla comunità giudaica, e quindi riconosceva il carattere giudaico della città. Negli anni 3-18 d.C. il Tetrarca di Galilea Erode Antipa la eleggeva a sua capitale, prima di trasferirla alla nuova città di Tiberiade. Verso l’anno 200 d.C. Rabbi Yuda Hannassi completò la Mishnah residendo a Sefforis. Sefforis fu abitata anche in epoca bizantina (4º-7º secolo d.C.) da una fiorente comunità giudaica.
Le fonti rabbiniche ci informano che a Sefforis esistevano 18 sinagoghe in epoca bizantina o talmudica. 

Ma la situazione diventa più interessate se analizziamo in dettaglio il periodo a cavallo dell’anno zero.

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Regno delle Due Sicilie, Storia, Storia Italia, Storia moderna e revisionismo

IL RISORGIMENTO…TUTTA UN’ALTRA FACCENDA. ECCO LA PROVA!

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ORA BUTTATE IN DISCARICA LA VOSTRA MISTICA RISORGIMENTALE E TUTTO IL RESTO!

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I “30 denari “con cui Londra pagó il mercenario Garibaldi, utile idiota, che servì per distruggere l’Italia come idea geografica e culturale unitaria e affossare per sempre la possibile unità federale, che pur muoveva i primissimi passi. 

Ed ecco come un ladro di cavalli ed uno stupratore, che viveva di rapine, tanto da avere un orecchio mozzo che lui copriva a mala pena con i suoi capelli lunghi (in argentina usavano tagliare un orecchio per individuare più facilmente ladri e stupratori), si mise al soldi di uno stupro storico… e da ladro dei due mondi, di là e di qua dell’oceano, lo hanno fatto eroe, impavido e bello. 

Adesso spuntano anche prove DOCUMENTATE che incassava direttamente dagli inglesi i soldi per la “missione” nelle Due Sicilie. Del resto, gli inglesi sono molto bravi a maneggiare denaro e se spendevano tali cifre da capogiro vuol dire che tesoro c’era sotto… .

Il libero e sovrano Stato che gli Inglesi si prestavano a saccheggiare era nato nel 1130, ed era lo Stato più antico della Penisola (fatto salvo lo stato della Chiesa ..( e la Repubblica Veneta)). Il Regno era talmente ricco da sfamare l’Italia intera e alimentare la fame della massoneria internazionale.

CANALE DI SUEZ

Il delinearsi della nuova via, che avrebbe sconvolto la navigazione mondiale, incontrava un problema… il Regno delle Due Sicilie: una banchina nel mezzo del Mediterraneo! 

Agli Inglesi, padroni del mondo, Malta non bastava più, troppo piccola, troppo isola… e avere le Due Sicilie nel bel mezzo del MARE NOSTRUM, voleva dire avere un formidabile competitor! 

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Storia

ZIA LALLA IV

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Ormeggiata nel Porto di Desenzano e, almeno apparentemente, abbandonata a se stessa. 

Questa è l’impietosa storia della «Zia Lalla IV», la storica imbarcazione parcheggiata all’imbocco del ponte alla Veneziana che spesso suscita la curiosità di visitatori e turisti, molti dei quali spesso approfittano della sua bellezza per scattare qualche foto ricordo. 

La Zia Lalla è una dragamine di progettazione olandese dei primi del Novecento appartenuta all’Impero Austro-Ungarico fino al 1918. Il compito dell’imbarcazione durante gli anni della Grande Guerra era stato quello di proteggere il golfo di Trieste per mezzo di disposizione di mine anti-nave nelle acque antistanti alla città, al tempo tenuta sotto il giogo straniero.

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Fonte: srs di Carlo Zambonin, da facebook del 12 maggio 2021

Link:  https://www.facebook.com/carlo.zambolin/posts/10218853518784571?comment_id=10218853538345060&reply_comment_id=10218853560665618&notif_id=1620806414717009&notif_t=comment_mention&ref=notif

Storia, Storia moderna e revisionismo, Veneto

NAPOLEONE? UN MACELLAIO, UN PREDATORE, UN RAPINATORE, UN REGICIDA, FALSO E INGANNATORE, UN GIACOBINO

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5 MAGGIO, NELL’ANNIVERSARIODELLA SUA MORTE RICORDIAMO BREVEMENTE CHI FU NAPOLEONE PER VENEZIA, PER IL VENETO E PER I VENETI

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Ciò che non vi hanno fatto vedere e non vi hanno detto.

Se il buon Gerard Depardieu si offende nell’apprendere che Bossi ha detto che Napoleone fu un dittatore, allo stesso ribadisco che non solo fu un dittatore, ma anche un rapinatore della peggiore specie, vile – in quanto “ammazzò” una Repubblica già vecchia e quasi morta. Che Napoleone sia stato un dittatore è fuori dubbio; che abbia cambiato la storia d’Europa: anche; ma che sia stato un macellaio, un predatore, un rapinatore, falso e ingannatore? anche! Taluni agiografi moderni esaltano le sue (scarse) virtù e i suoi meriti, in parte veri, come quello di aver dato impulso alla scienza ed alla ricerca e l’aver reintrodotto il Diritto Romano con i suoi nuovi codici civili (peraltro scopiazzati dalle Leggi della Repubblica di Venezia), ma la sostanza rimane.

Fu un generale oltremodo fortunato, specie nelle battaglie campali contro l’Austria la Prussia e la Russia (non va dimenticata una sua celebre frase: “non voglio generali esperti e capaci, voglio generali fortunati!!”), in quanto si trovò davanti eserciti guidati da condottieri vecchi di età e di cognizione della guerra moderna da lui ideata con grandi manovre a tenaglia. Per il resto, come uomo, non aveva assolutamente alcun ritegno morale e alla parola data dava un peso relativo…

Fu, infatti, fedifrago, iconoclasta, giacobino, liberticida, massone nel senso più deleterio della parola (infatti la campagna d’Egitto fu condotta per arrivare ai segreti massonici della scuola egiziana: altro che campagna scientifica…). Nelle fiction della RAI, fortunatamente per loro, della campagna d’Italia se ne parla poco, ma soprattutto della campagna del Veneto non se parla che minimamente, forse perché riconoscono che – come detto e scritto da quasi tutti gli Storici – quella fu una pagina molto triste e buia della sua vita… Egli entrò nella storia del Veneto e dei restanti territori della Serenissima come un tornado, depredando i beni ed umiliando i sentimenti più profondi di un popolo. Soffocò in bagni di sangue le rivolte che inevitabilmente scoppiavano, quali, ad esempio, le Pasque Veronesi, e come quella di mettere a morte chiunque gridasse “VIVA SAN MARCO”. Basti solo pensare che, forse per paura di una grandezza passata, fece scalpellare tutti i leoni di San Marco da ogni parte dei territori a lui assoggettati, quale una “damnato memoriae”.

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