Archeologia, Archeologia Verona, Lessinia, Storia e arte - Verona, Veneto

SVELATA LA PROVENIENZA DELLA PIETRA DELLA CELEBRE “VENERE” GRAVETTIANA DI WILLENDORF: E’ ITALIANA, DELLA LESSINIA!

la venere

La “Venere” gravettiana di Willendorf

La piccola scultura litica femminile di Willendorf, alta 110 mm, risalente a circa 30.000 anni fa e appartenente alla tipologia delle cosiddette “Veneri” del Gravettiano, è un’autentica icona del Paleolitico, rinvenuta sulle rive del Danubio nel 1908 ed esposta nel Museo di Storia Naturale di Vienna. Recentemente è stata ristudiata da un gruppo di specialisti austriaci e tedeschi, che hanno appena pubblicato uno studio su Scientific Reports. Le analisi condotte con tomografie microcomputerizzate rivelano l’origine, la scelta del materiale e le caratteristiche della superficie nella quale è stata scolpita, una tenera oolite del Mesozoico. Dopo aver campionato molti affioramenti oolitici su un raggio di 2500 km dalla Francia all’Ucraina, è stata trovata una corrispondenza sorprendentemente stretta con la granulometria del calcare oolitico del Lago di Garda, soprattutto dall’area di Sega di Ala nei Monti Lessini, tra Trentino e Veneto. Tutto ciò sembra suggerire una notevole mobilità delle popolazioni Gravettiane così come un trasporto su lunghe distanze di manufatti da sud a nord ad opera di gruppi di cacciatori-raccoglitori sapiens, prima dell’ultimo massimo glaciale.

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LA NECROPOLI DI PIAZZA CORRUBBIO A VERONA: DATI PALEOBIOLOGICI PRELIMINARI

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piazza corrubio scavi

Lo scovo di Piazzale Corrubio

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La necropoli è stata indagata nel 2009 nel corso di interventi archeologici condotti durante la costruzione di un parcheggio sotterraneo, eseguiti dallo Studio di Archeologia Cipriano-Meloni con la Direzione scientifica di G. Cavalieri Manasse (Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto, Nucleo operativo di Verona). 

Nel corso di quest’intervento vennero portate alla luce 249 tombe ad inumazione, di varia tipologia e grado di conservazione, oltre ai resti di alcuni edifici a carattere religioso-funerario, attualmente in corso di studio. 

Una seconda campagna di scavo condotta tra 2010 e 2011 dalla Cooperativa Multiart Soc. Coop, sempre alla direzione scientifica di G. Cavalieri Manasse, permise di mettere in luce altre 148 deposizioni. 

Dall’analisi dei dati archeologici, la necropoli risulta aver avuto un lungo periodo di utilizzo: dal III secolo d.C. all’VIII-IX secolo d.C.  All’interno di quest’arco temporale si sono potute distinguere tre fasi principali: una prima fase si estende dalla fine del III secolo d.C. all’inizio del IV secolo d.C., una seconda dal V al VII secolo d.C. e una terza tra il VII secolo e l’VIII secolo d.C. 

La fase di abbandono rimane invece scarsamente documentata a causa di livellamenti frequenti in epoca antica e moderna che hanno mantenuto lo strato di frequentazione alla quota antica. 

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MONTORIO. LE ORIGINE DEL FIUMICELLO

laghetto scuara

Il laghetto Squarà

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A Verona i corsi d’ acqua costruiti dagli antichi Romani sono sicuramente due: I’ Adigetto o Riofiol e il Fiumicello .  

L’ Adigetto iniziava a Castelvecchio e terminava al Ponte Aleardi, era stato costruito per vari motivi:  come scarico delle acque durante le piene dell’ Adige, era navigabile e per difesa della città romana nell’ansa dell’Adige creando così un’ isola. Oggi il percorso dell’Adigetto è riconoscibile all’esterno, verso Porta Nuova, delle antiche mura di Piazza Bra.  

Il Fiumicello nasce dal Laghetto Squarà a Montorio e anche quello sfociava nell’ Adige di fronte all’Adigetto .

Quando scrissi un’ articolo sul Fiumicello nel 1995   ( A. Solinas , Il Fiumicello 1900 – 1995 , in: C’era una volta . . . in Veronetta, tra storia e cronaca n. 3;   Comitato benefico di S. Toscana, Verona 1995)…  sorsero delle contestazioni,  alcuni lettori, infatti, non erano d’ accordo sull’ origine del Fiumicello come acquedotto.  Molti ritenevano che il cunicolo scoperto in fondo al Vicoletto cieco Fiumicello fosse quella famosa galleria che la tradizione ci racconta cioè che dal Castello di Montorio partiva una galleria che conduceva in Arena. Perciò quest’ anno cercheremo di chiarire questi argomenti .

Diciamo subito che senza ombra di dubbio il percorso del Fiumicello è opera dell’uomo, perché si dirige verso la città ( a ovest ) invece di seguire il corso naturale che compie il Fibbio verso sud.

Ma l’ argomento più difficoltoso da contestare era quello che scriveva l’ ingegnere Mario Benini , che fu per un periodo dirigente dell’ Acquedotto Municipale della nostra città. 

Nell’ articolo  “L’acquedotto di Verona ” edito da Vita Veronese nel 1967 egli scrive : « ( . . . ) i romani preferivano le acque sorgenti alle acque correnti del Lorì  (di Avesa n. d.s .) e le sorgenti di Montorio, e quindi con poche garanzie circa la loro potabilità . . . I tecnici romani scartate le sorgive di Sommavalle e Fontana del Ferro, perché insufficienti, e quelle della Valpantena, perché già sfruttate, si orientarono per le sorgenti di Parona e di Novare . . . » .

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IL RETICOLO URBANO DI VERONA

verona planimetria austriaca

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Verona è sempre stata un perfetto incrocio ortogonale di cardini e decumani, con isolati di dimensioni costanti. 

Il decumanus maximus e il cardus maximus realizzati in età romana misuravano 720 metri ciascuno, a costituire una ‘centuria quadrata’. 

Una superficie iniziale di 477.000 mq, un perimetro di 2,7 km, strade larghe 8 m (6 m la carreggiata, 1 m ciascuno i marciapiedi) crearono isolati a pianta quadrata con lato oscillante tra i 75 e gli 80 metri.

Oggi le linee perimetrali degli isolati romani si sono perfettamente conservate grazie al loro mantenimento durante l’altomedioevo, come dimostrato dagli scavi archeologici. 

Indagando tre edifici altomedievali, in via Dante, in Corte Quaranta e in vicolo Monachine si è inoltre giunti alla conclusione che Ia mancanza di edifìci al centro degli isolati nel periodo altomediovale non rappresenta, come in altre città, un segno di abbandono. Ci fu invece una parziale occupazione del lastricato stradale romano, che portò all’avanzamento degli isolati altomedievali rispetto a quelli romani. L’isolato di Palazzo Maffei per esempio venne allungato di ben 9 metri. 

Le case finirono dunque per disporsi in fila sul perimetro dell’isolato, lasciando sgombra di edifici la zona centrale. Questa disposizione di più proprietari affìancati sul margine della strada fece sì che all’interno degli isolati si realizzassero orti e giardini ma anche depositi di rifiuti domestici.

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Fonte: srs di Andrea Schiavone, da  facebook:  LA ME BELA VERONA 

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VERONA. UNA MANSIO SOTTO L’EX CINEMA ASTRA

PLANIMETRIA

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Nell’estate autunno del 2004, sotto l’immobile di via Oberdan 13 (ex cinema Astra), 200 mt da Porta Borsari e dunque appena fuori dalle mura, gli scavi per la realizzazione di un piano interrato hanno portato alla luce una serie di strutture a carattere residenziale.  
Una stazione di posta (mansio), adibita a fornire ospitalità pubblica e privata lungo la Postumia.


Su alcune pareti rimangono consistenti resti dì affreschi che richiamano pitture di III stile, mentre in 7 vani sono stati individuati pavimenti in signino bordati da fasce di tessere musive e contenenti campi centrali decorati da tesselle e crustae. L’edificio doveva essere dotato di un piano superiore di cui è testimoniato il crollo nel vano F. Tale piano era dotato di pavimentazioni musive. Un totale di 20 vani con alcuni ambienti aventi riscaldamento a parete e a pavimento.

Fonte: N.R.  

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IL PRIMO CRISTIANO DI VERONA ERA UN BIMBO DI 3 ANNI

 

epigrafe a San Procolo per Victor(i)nianus. VR.

L’epigrafe a San Procolo per Victor(i)nianus, morto a due anni e 11 mesi dopo essere stato battezzato (BATCH)

 

Si chiamava Victorinianus, è vissuto alla fine del IV secolo dopo Cristo ed è morto in tenerissima età (per un motivo che si è perso nella notte dei tempi), a nemmeno tre anni: è lui il più antico cristiano veronese di cui abbiamo testimonianza. Il primato, appunto quello di iscrizione paleocristiana più antica di Verona, appartiene a un’epigrafe ritrovata lungo le scale che conducono alla cripta dell’antica chiesa romanica di San Procolo, a poche decine di metri da San Zeno.

 

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LA STRUTTURA ANTIGHIACCIO DELL’ARENA DI VERONA

gradinate arena.1200

 

Le gradinate dell’Arena, prima di essere delle gradinate, sono un tetto che protegge gli arcovoli sottostanti.

Quando gli antichi romani arrivarono nella Gallia Cisalpina, trovarono un situazione climatica molto diversa da quella di Roma: con clima più piovoso, inverni molto più freddi, nebbiosi e spesso con temperature sottozero.

Nella costruzione dell’ Arena avevano intuito che lasciare le gradinate e gli arcovoli sottostanti in balia di tale clima ne avrebbe destabilizzato, nel corso dei secoli, le strutture.

 

gradinate particolare

 

Arrivarono a risolvere tale problema con un efficace intuito ingegneristico-architettonico: esportarono a martellina circa un  centimetro di pietra dalla superficie superiore dei gradini, lasciando un leggero rialzo solo sui bordi laterali di contatto, e appoggiandoli poi con un’ impercettibile inclinazione verso l’interno.

 

arena gradinate

 

Questo ha permesso per secoli l’impossibilità dell’acqua di entrare nelle strutture sottostanti.

Tale tecnica non è mai stata più usata nei vari restauri successivi.

 

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8 SETTEMBRE 1943. FUGA DALLE CASERMETTE (CASERMA DUCA) DI MONTORIO VERONESE

casermette momtorio

Casermette di Montorio 

 

Carissimi,
come saprete da molti anni mi occupo della ricerca dei parenti di caduti in guerra, deceduti in prigionia e sepolti nei Cimiteri Militari Italiani d’Onore in Germania, Austria e Polonia.
Dalla pubblicazione del mio blog (
Dimenticati di Stato) ricevo decine di richieste di ricerca, che cerco sempre di esaudire nel minor tempo possibile.


Qualche giorno fa’ mi e’ arrivata una mail un po’ particolare.

Mi scrive da Codogno (Lodi), il figlio di un ottantaseienne chiedendomi di aiutarlo in una ricerca per conto del padre.
Il Signor Monai Faustino, classe 1924, si trovava alle Casermette di Montorio (ora Caserma Duca) l’8 settembre 1943, giorno in cui fu annunciato l’armistizio e migliaia di militari italiani finirono in ostaggio dei tedeschi. La caserma fu completamente circondata dai soldati della Wermacht e gli occupanti fatti prigionieri per essere deportati in Germania.
Per sua fortuna il signor Monai, e alcuni altri con lui, riuscì a fuggire passando dalle fognature, che, secondo il suo racconto, sbucavano nei pressi di una corte in aperta campagna. Fu accolto, rifocillato e gli vennero dati degli abiti civili, così poté raggiungere la ferrovia, prendere un treno e tornare a casa, evitando la deportazione in Germania.
Ora, dopo 67 anni dagli eventi, questo signore vorrebbe venire a Montorio per rivedere quella cascina e magari le persone che contribuirono a evitargli 20 mesi di internamento, salvandogli probabilmente la vita.

Per questo mi rivolgo a voi, auspicando che possiate pubblicare queste righe e la lettera inviatami dal signor Monai, nella speranza che qualcuno si ricordi di quei ragazzi, permettendo magari di poterli far incontrare.
Sono in contatto con il figlio del signor Monai, che intende venire a Montorio nel mese di aprile o maggio.
Vi terrò informati.
Il Monai parla di un tombino all’interno del cortile delle Casermette che fungeva da fognatura e che scaricava in aperta campagna. Quale poteva essere la corte dove si recarono i tre militari in fuga?
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Archeologia Verona, Geografia e ambiente, Storia

SINTESI DELLE STRADE ROMANE

strada romana

 

 

Questa sintesi, meglio descritta altrove, vuole essere uno sprone per molti Cultori di Storia Locale che, ciascuno per il suo paese o città, possa portare avanti questo tipo di indagini, per farle confluire in Questo Sito, punto di convegno degli appassionati archeologi, dove si potrà costituire un Forum di confronto, discussione e messa a punto dei dati, per completare sempre più, una mappa geografico-storica-archeologica dell’Italia.

 

Io sono troppo vecchio per continuare questo lavoro, perciò spero di suscitare interesse perché lo facciano altri.

 

Si dice che “nisciuno è nato imparato“, non bisogna preoccuparsi del dire solo cose certe, perché di esse non ce ne saranno mai, servono dati ed idee da porre a confronto con altre persone ed altri dati, perché è questo che porterà al compimento di documentazioni di valore, come servono all’ampliamento della Conoscenza.

 

 

STRADE RADIALI DI ROMA

 

NOME STRADA ASSE VIARIO COSTRUTTORE COSTRUZIONE UTILIZZO KM NOTE

 

L’antica Roma dei sette re, 753-609 a.C. ebbe brevi strade suburbane a disposizione radiale:

 

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Archeologia Verona

VAL D’ILLASI RILEVAMENTI ARCHEOLOGICI A CURA DI LANFRANCO FRANZONI. 1975

 

valle illasi carta archeologica 1975

Val d’Illasi  Carta Archeologica 1975

 

 

           – SELVA DI PROGNO.

 

Prov. Verona, Com.Selva di Progno.

 

In località imprecisata si rinvennero oggetti del Neo-eneolitico. Nella sabbia ghiaiosa, alla profondità di cinque metri, fu trovata un’accetta di bronzo. Dispersi. (F. Zorzi)

 

L.Pigorini, in “B.P.I.”, II, 1876, p. 131.

  1. Goiran, Catalogo degli oggetti presentati all’Esposizione preistorica Veronese,Verona 1876, p. 51.

 

          -VELO VERONESE.

 

Prov. Verona, Com.Velo Veronese.

 

Nei Covoli di Velo, specialmente nel secolo scorso, si rinvennero a varie riprese, materiali preistorici. Essi furono però raccolti senza riguardo alla stratigrafia e quindi oggetti di epoche diverse vennero confusi. Si ritrovarono numerosi manufatti di selce, in gran parte neo-eneolitici, cocci e qualche vaso intero neo-eneolitici e dell’età del ferro, resti di fauna olocenica e pleistocenica, (Ursus speloeus).A queste ultime erano associate industrie del Paleolitico Medio (Musteriano alpino? ). ( Zorzi).

 

G. Ombont, Di alcuni oggetti preistorici delle caverne di Velo Veronese, in “Atti della Soc. It. di Se. Nat.”, voi. XVIII, Milano 1875.
G. Pellegrini — G. Omboni, in “Arch. Antr. Etn.”, voi. V, Firenze 1875, pp. 85, 133, 403.
G. Strobel, in “B.P.I.”, II, 1876, p. 11 sgg.
A. Goiran, Catalogo degli oggetti..., pp. 15 e 19.
G. Pellegrini — G. Omboni, in “B.P.I.”, XXV, 1899, p. 210.
R. Battaglia, in “B.P.I.”, XLIII, 1923, p. 130.
F. Zorzi, Contributo alla conoscenza della civiltà campignana nel Veronese, in “Memorie del Museo Civico di St. Nat. di Verona”, I, Verona 1948.

 

Alla sommità del Monte Purga si trova un piccolo castelliere, scavato sistematicamente da F. Zorzi nel 1950. Tale scavo mise in evidenza una parte del sistema difensivo e permise di raccogliere copiosi materiali, specialmente cocci dell’età del ferro. (F. Zorzi)

Museo Civico di St. Nat. — Verona.

F. Zorzi, Il castelliere di M. Purga di Velo Veronese,in “Atti dell’Accademia di Verona”, serie V, voi. XXVI, 1949-50.

 

L’Orti segnala di aver scoperto sul Monte Purga molte monete romane. Fra queste, egli descrive una moneta d’argento spettante alla gens lulia,una di bronzo d’Augusto ed un’altra di Gordiano Pio. Fra le altre rinvenute, ricorda che ve ne fossero di Claudio il Gotico, di Tacito, di Costantino, di Teodosio, di Graziano e di Valentiniano III. Lo stesso  avverte che sul monte Purga “veggonsi qua e là sparsi gli avanzi di ben munita fortificazione”.

 

Orti, Sopra un frammento d’antica consolare iscrizione,Verona 1833, Cfr. p. 7, nota 1. Continua a leggere “VAL D’ILLASI RILEVAMENTI ARCHEOLOGICI A CURA DI LANFRANCO FRANZONI. 1975”