Cultura varia, Persone e personaggi, Storia Italia, Storia moderna e revisionismo

ECCO  DOVE E COME NASCE LA LEGGENDA DI BATMAN! 

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Nel 1800, in una Sardegna dominata dalle lotte tra fazioni locali e le forze coloniali, sorse un leggendario vigilante noto come “Il Cavaliere di Baradili“. 

Si narra che fosse un nobile decaduto, che perse la famiglia a causa dell’ingiustizia e della corruzione dei villici dell’epoca. 

Costui, avendo giurato vendetta, adottò un’identità segreta e si impegnò a combattere per la giustizia, ispirandosi a un pipistrello che trovò nelle grotte della Sardegna. 

Indossava un mantello nero e una maschera che evocava le leggende locali, e si serviva di abili strategie per sgominare gli sgherri e difendere i più deboli. 

La sua leggenda si diffuse tra la gente comune, che lo considerava un eroe misterioso e incorruttibile, sempre pronto a difendere i deboli e a sfidare i potenti. 

Si dice che lui fosse il vero batman noto anche zurrundeddu all’epoca. 

Perché ci nascondono la vera storia?

Dominio potere e violenza, Giustizia Iniquità e legulei, Storia Italia, Storia moderna e revisionismo

2 GIUGNO, VINSE LA REPUBBLICA: SENZA BROGLI?

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Il 2 giugno ricorre la più “recente” tra le feste nazionali, la Festa Della Repubblica, che ricorda il referendum del 1946 che vide la vittoria della repubblica sulla monarchia. I risultati ufficiali del referendum istituzionale furono: repubblica voti 12 718 641 (pari a circa il 54,27% delle schede convalidate), monarchia voti 10 718 502 (pari a circa il 45,73% delle schede convalidate). Questo avvenimento è considerato importante nella Storia italiana anche perché fu la prima volta che in Italia votarono anche le donne (va detto che nel pre-unitario Granducato di Toscana il suffragio femminile risaliva ad un secolo prima, addirittura al 1849).

Da anni però grava un sospetto su questo referendum riportato ad essere festa nazionale da Carlo Azeglio Ciampi nel 2001 dopo che era stata soppressa dalla legge n. 54 del 5 marzo 1977. Il famoso sospetto sui brogli elettorali. Non è la prima volta che si sospettano brogli elettorali nelle date cruciali della Storia italiana: molta enfasi viene infatti data ai presunti brogli dei plebisciti del 1860 per l’annessione dell’ex Regno delle Due Sicile al neonato Regno d’Italia (noto il cenno che ne fece Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel suo “Gattopardo” e la ripresa del fatto nel film di Luchino Visconti).

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Persone e personaggi, Storia, Storia Italia

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Nell’anno 546 d.C, la città eterna di Roma giacque in rovina, vittima della furia e dell’ambizione di Totila, fiero capo dei Goti. La storia, tramandataci dalle voci del passato, in particolare quelle di Procopio, storico romano d’Oriente, narra di un’epoca oscura e disperata.

Roma, una volta magnifica e imperiosa, si trovò assediata. Le sue maestose mura, che avevano resistito al tempo e alle guerre, ora piangevano sotto l’assedio degli Ostrogoti. 

Gli abitanti, intrappolati come uccelli in gabbia, soffrivano la fame più nera. Le loro bocche, un tempo saziate da vino e cibi prelibati, ora masticavano in disperazione carne di cavallo, cani, gatti e persino topi. 

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Regno delle Due Sicilie, Storia, Storia Italia, Storia moderna e revisionismo

IL RISORGIMENTO…TUTTA UN’ALTRA FACCENDA. ECCO LA PROVA!

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ORA BUTTATE IN DISCARICA LA VOSTRA MISTICA RISORGIMENTALE E TUTTO IL RESTO!

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I “30 denari “con cui Londra pagó il mercenario Garibaldi, utile idiota, che servì per distruggere l’Italia come idea geografica e culturale unitaria e affossare per sempre la possibile unità federale, che pur muoveva i primissimi passi. 

Ed ecco come un ladro di cavalli ed uno stupratore, che viveva di rapine, tanto da avere un orecchio mozzo che lui copriva a mala pena con i suoi capelli lunghi (in argentina usavano tagliare un orecchio per individuare più facilmente ladri e stupratori), si mise al soldi di uno stupro storico… e da ladro dei due mondi, di là e di qua dell’oceano, lo hanno fatto eroe, impavido e bello. 

Adesso spuntano anche prove DOCUMENTATE che incassava direttamente dagli inglesi i soldi per la “missione” nelle Due Sicilie. Del resto, gli inglesi sono molto bravi a maneggiare denaro e se spendevano tali cifre da capogiro vuol dire che tesoro c’era sotto… .

Il libero e sovrano Stato che gli Inglesi si prestavano a saccheggiare era nato nel 1130, ed era lo Stato più antico della Penisola (fatto salvo lo stato della Chiesa ..( e la Repubblica Veneta)). Il Regno era talmente ricco da sfamare l’Italia intera e alimentare la fame della massoneria internazionale.

CANALE DI SUEZ

Il delinearsi della nuova via, che avrebbe sconvolto la navigazione mondiale, incontrava un problema… il Regno delle Due Sicilie: una banchina nel mezzo del Mediterraneo! 

Agli Inglesi, padroni del mondo, Malta non bastava più, troppo piccola, troppo isola… e avere le Due Sicilie nel bel mezzo del MARE NOSTRUM, voleva dire avere un formidabile competitor! 

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Storia, Storia Italia, Storia moderna e revisionismo

CHI LIBERÒ VERAMENTE L’ITALIA

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Si può celebrare in tanti modi la Liberazione dell’Italia nel 1945 ma ci sono dati, numeri e vite che non si possono smentire e che sono la base necessaria e oggettiva per dare una giusta dimensione storica all’evento. Dunque, per la Liberazione dell’Italia morirono nel nostro Paese circa 90mila soldati americani, sepolti in 42 cimiteri su suolo italiano, da Udine a Siracusa. Secondo i dati dell’Anpi, l’associazione dei partigiani, furono 6882 i partigiani morti in combattimento.

Ricavo questi dati da una monumentale ricerca storica, in undici volumi raccolti in cofanetto, dedicata a La liberazione alleata d’Italia 1943-45(Pensa ed.), basata sui Report of Operations di diversi reggimenti statunitensi, gli articoli del settimanale Yank dell’esercito americano e i reportage dell’Associated press. E naturalmente la ricerca storica vera e propria. Più un’ampia documentazione fotografica. L’autore è lo storico salentino Gianni Donno, già ordinario di Storia contemporanea, che ha analizzato i Reports of Operations in originale, mandatigli (a pagamento) da Golden Arrow Military Research, scannerizzati dall’originale custodito negli Archivi nel Pentagono. L’opera ha una doppia, autorevole prefazione di Piero Craveri e di Giampiero Berti e prende le mosse dallo sbarco di Salerno.

Secondo Donno, non certo di simpatie fasciste, il censimento dell’Anpi è “molto discutibile” ma già quei numeri ufficiali rendono le esatte proporzioni dei contributi. Facciamo la comparazione numerica: per ogni partigiano caduto in armi ci furono almeno 13 soldati americani caduti per liberare l’Italia. Senza considerare i dispersi americani che, insieme ai feriti, furono circa 200mila. E il conto risuona in modo ancora più stridente se si comparano i 120mila militari tedeschi caduti in Italia, soprattutto nelle grandi battaglie (Cassino, Anzio e Nettuno) contro gli Alleati e sepolti in gran parte in quattro cimiteri italiani.

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Archeologia, Storia e arte, Storia Italia

LETTERA DELL’IMPERATORE SETTINO SEVERIO ALLA CITTÀ DI NICOPOLIS

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Lettera dell’imperatore  Settino Severio  alla città di  Nicopolis

Una lettera imperiale dell’Imperatore  Settimio Severo alla città di Nicopolis ad Istrum nell’odierna Bulgariasettentrionale, è stata esposta al pubblico per la prima volta da secoli. 

È l’unica lettera intatta di un imperatore romano mai scoperta in Bulgaria. 

E’ sopravvissuta perché è stata scolpita su una lastra di calcare di 2 tonnellate alta 3 metri. 

L’iscrizione fu riscoperta nel 1923 spezzata. I pezzi sono stati conservati al Museo di Storia di Veliko Tarnovo sin dalla loro scoperta, ma sono stati assemblati solo di recente. 

Gli epigrafi hanno ora tradotto completamente le 37 righe dell’iscrizione e la stele è stata reinstallata nella sua posizione originaria presso il parco archeologico vicino a VelikoTarnovo.

La lastra è stata incisa con il testo della lettera nel 198 d.C. ed è stata eretta nel foro della città in modo che il pubblico potesse leggerla. Ad un certo punto andò distrutta, probabilmente nel V secolo, quando la città fu distrutta da Attila l’Unno.

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Storia Italia, Storia moderna e revisionismo

QUANTO L’ITALIA VOLEVA INVADERE LA SVIZZERA

“ECCO LE CARTE SEGRETE DEGLI ITALIANI PER INVADERE LA SVIZZERA NEUTRALE”

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Landesverteidigung waehrend des Zweiten Weltkriegs (1939-1945) in der Schweiz: Ein Grenz-Soldat im Aktivdienst steht im Winter Wache auf dem Grossen St. Bernhard, undatierte Aufnahme. Die Grenze war geschlossen, die Schweiz aufgrund ihrer Neutralitaetspolitik isoliert. (KEYSTONE/PHOTOPRESS-ARCHIV/Str)

Un soldato svizzero di guardia durante la Seconda guerra nella regione del Gran San Bernardo.

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Forse qualcuno si sorprenderà scoprendo che, a dispetto di rapporti diplomatici relativamente stabili e sereni, Svizzera e Italia, fin dalla nascita di quest’ultima come Stato unitario nel 1861, hanno sempre ipotizzato e congetturato di doversi affrontare militarmente. La storia di questi piani di guerra d’invasione viene ora svelata attraverso un imponente lavoro di documentazione dallo storico Leonardo Malatesta in un pregevole saggio edito da Dadò. Il Corriere del Ticino ha intervistato l’autore.

Dottor Malatesta, come mai tanta attenzione da parte sua per la Svizzera e per la storia militare dei complicati confini della regione insubrica? Quali sono le caratteristiche più interessanti del nostro territorio e della frontiera sud del nostro Paese dal punto di vista dello studioso e dell’appassionato?

Leonardo Malatesta: L’interesse che nutro per il territorio elvetico, proviene dai miei studi in storia militare, iniziati per il conseguimento della laurea in storia presso l’Università di Venezia. Nel corso della mia tesi, riguardante le fortificazioni italiane ed austriache nella zona tra l’altipiano di Asiago e quelli trentini di Folgaria, Lavarone e Luserna sentii parlare della frontiera con la Svizzera e delle fortificazioni che l’Italia costruì nel primo decennio del Novecento, in Valtellina per difendersi da un eventuale attacco proveniente dalla Confederazione Elvetica. In Italia e anche in Svizzera, ho notato che c’erano delle notizie su questi piani di fortificazione e non solo, ma c’era ancora tanto da approfondire.

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Storia Italia, Storia moderna e revisionismo

UNA PALLOTTOLA PER IL GENERALE CANTORE

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Una pallottola per il generale

Era italiano o austriaco il cecchino che il 20 luglio del 1915 sulle Tofane uccise il generale Antonio Cantore? Ed a trapassare il cranio dell’ufficiale fu un proiettile calibro 8 millimetri austriaco o un 6.5 millimetri italiano? A distanza di novant’anni l’interrogativo è ancora aperto.
Il foro lasciato dal proiettile sulla visiera del berretto non basta, da solo, a risolvere l’enigma. Perché il cuoio col passare degli anni si è ristretto ed ora, da quel foro, è impossibile stabilire con certezza il calibro ed il tipo di arma impiegata.
Solo la riesumazione dei resti della vittima, con il relativo esame del cranio, potrebbe eventualmente fornire una risposta certa sul tipo di fucile imbracciato dal cecchino.

 

IL PROIETTILE. Un indizio che tuttavia, per quanto importante, non risolverebbe definitivamente il caso. Supponiamo che venga accertato che ad uccidere il generale sia stato un proiettile calibro 8 partito da un fucile austriaco Mannlicher, anziché un calibro 6,5 esploso dal modello 91 italiano. Ebbene, in tal caso, ci troveremo comunque nell’impossibilità di identificare con certezza la nazionalità e l’autore di quello che qualcuno ha osato beffardamente definire come ‘il più bel tiro della Prima guerra mondiale”, per la precisione millimetrica con la quale andò a segno. Non sfugge una certa macabra ironia, a chi la voglia intendere, sull’obiettivo centrato, per l’appunto il generale Cantore, cioè uno delle alte gerarchie militari accusate all’epoca dai soldati di mandare allo sbaraglio le truppe con assalti alle trincee nemiche su terreno scoperto che risultavano micidiali.
Ma qualsiasi sia stata l’arma usata, dunque, è ancora un giallo sulla morte di Cantore. Si racconta che pochi istanti prima di morire il generale Antonio Cantore, comandante della Seconda divisione della Quarta armata in Cadore, si rivolse ad un soldato che lo invitava a ritirarsi in trincea dicendo: ‘Non è stata ancora fusa la pallottola per me!” e ancora: ‘Tiratori principianti!” riferito ai cecchini austriaci. Bell’uomo, alto, tutto d’un pezzo, coraggioso e sprezzante del pericolo, Antonio Cantore era un militare di vecchio stampo, che si era guadagnato sul campo la seconda stelletta di generale di divisione (equivalente al grado odierno di maggior generale).

 

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Regno delle Due Sicilie, Storia Italia

1848, LA GUERRA DI LIBERAZIONE DI MILANO E VENEZIA CONTRO L’AUSTRIA, CURTATONE, MONTANARA E GOITO

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Il 1848 prima guerra di indipendenza ove morirono molti napoletani…ma non è ricordato da alcuno!

 

Tratta da uno scritto di Giacinto dè Sivo, drammaturgo, letterato e storico del Regno delle Due Sicilie, Maddaloni (Regno delle Due Sicilie)

 

– Cari ragazzi,- Esordì il maestro questa mattina, eccomi a voi con il racconto mensile. So che lo stavate aspettando con trepidazione.-

Si fermò per qualche secondo vicino alla cattedra e poi prese il solito grosso libro e lo aprì.
– Come già sapete vi leggerò una storia vera, accaduta circa dieci anni fa nel nostro Stato, ed in Italia del Nord e che è bene che voi conosciate con precisione perché un domani questi eventi potrebbero essere nascosti o camuffati. Noi non possiamo conoscere il futuro, questo no, ma con un po’ di immaginazione possiamo individuarne i possibili sviluppi, e molte volte a pensar male ci si azzecca. Sicuramente siamo parecchio odiati nel contesto europeo, la nostra forza autarchica, il nostro progresso scientifico, la nostra ricchezza ed il nostro assetto sociale ci sono molto invidiati, soprattutto dalla nazione più potente del mondo: l’Inghilterra…chissà. Comunque il 1848 fu un anno orribilis…concessione della Costituzione nel Regno delle Due Sicilie, guerra esterna, guerra interna in Napoli e poi contro Ruggero VII in Sicilia, abolizione della costituzione…un bel ’48!
– Il mio racconto, oltre che dai dati documentali è anche suffragato da una mia personale amicizia con il Dott. Giuseppe Antonio Pasquale Barletta , nostro uomo di primario ingegno che partecipò personalmente alla campagna di Curtatone, Montanara e Goito e pure ebbe qualche comparsa perfino a Venezia.

 

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Storia Italia, Storia moderna e revisionismo

L’I.N.P.S. FU FONDATO DAL FASCISMO COL NOME I.N.F.P.S. “ISTITUTO NAZIONALE FASCISTA DELLA PREVIDENZA SOCIALE” E OPERAVA ANCHE NELLE COLONIE

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di  Alberto Alpozzi

 

Breve storia della nascita dell’IN(F)PS “Istituto Nazionale (Fascista) di Previdenza Sociale”

 

La Previdenza Sociale nasce oltre cento anni fa, nel 1898, con lo scopo di garantire i lavoratori dai rischi di invalidità, vecchiaia e morte. Era la Cassa Nazionale di previdenza per l’invalidità e la vecchiaia degli operai. Ma si trattava esclusivamente di un’assicurazione facoltativa e volontaria, finanziata prevalentemente dai contributi versati dai lavoratori, che poteva essere integrata da un contributo di incoraggiamento dello Stato e da un contributo libero da parte degli imprenditori.

 

Non essendo obbligatoria, riscosse adesioni limitate. Venne quindi introdotta nel 1904 l’obbligatorietà per i dipendenti pubblici e nel 1910 per i ferrovieri.

 

Nel 1919, con il governo Orlando, venne istituita la CNAS “Cassa nazionale per le assicurazioni sociali” l’assicurazione per l’invalidità e la vecchiaia. Divenne obbligatoria e riguarderà circa 12 milioni di lavoratori.

 

Nel 1924, il Governo Fascista, costituisce per la prima volta quello che sarà l’antenato del TFR “Trattamento di fine rapporto”cioè un’indennità da concedere al lavoratore licenziato.

 

Nel 1933, con regio decreto legge 27 marzo 1933, n. 371 , la CNAS assume la denominazione di INFPS “Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale”, ente di diritto pubblico dotato di personalità giuridica e gestione autonoma. Primo presidente fu Giuseppe Bottai a cui successe nel 1935 Bruno Biagi.

 

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