Archeologia, Storia, Etnie popoli e nazioni

UNA CULTURA INASPETTATA HA COSTRUITO GLI INSEDIAMENTI PIÙ ANTICHI AL MONDO

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I  ricercatori ora pensano di aver datato le prime fortificazioni conosciute nel gelido nord vicino a una curva del fiume Amnya nella Siberia occidentale.

I siti archeologici di Amnya furono ufficialmente portati alla luce dal 1987 in poi, ma la recente datazione al radiocarbonio ha trovato la fossa principale nel sito I di Amnya e le sue fortificazioni risalgono a circa 8.000 anni fa. L’antico edificio ora è solo un’ampia avvallamento nel terreno, ma un tempo era protetto da un fossato e forse anche da un’altra fossa. La datazione al radiocarbonio suggerisce che sia stata costruita nell’ultimo secolo del settimo millennio a.C. Successivamente, nel VI millennio a.C., furono costruiti altri due fossati sul retro del sito. Insieme a molti altri edifici, sponde e recinzioni, queste caratteristiche rappresentano un periodo in cui il sito era occupato in modo più consistente. 

Secondo un team internazionale di archeologi, guidato da ricercatori della Libera Università di Berlino, entrambi i siti mettono in discussione la nozione tradizionale di ciò di cui erano capaci i gruppi di cacciatori-raccoglitori. 

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Archeologia, Egitto Canaan e dintorni, Etnie popoli e nazioni, Religione ebraismo

LA GRANDE GERUSALEMME 

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Dal torrente d’Egitto al fiume Eufrate “Secondo Rabbi Fischmann,” la terra promessa si estende dal fiume d’Egitto fino all’Eufrate, comprende parti di Siria e Libano. ” 

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Genesi 15:18   In quel giorno l’Eterno fece alleanza con Abramo, dicendo: “Io do alla tua progenie questo paese, dal fiume d’Egitto al gran fiume, il fiume Eufrate;  

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Ma prima di rompere  i zebedei  a mezzo mondo,  cercate di far pace con i vostri neuroni e mettervi d’accordo con i vostri archeologi  perché  qualcosa  di sicuro storicamente non funziona ….se arrivano a dire:

” Dopo 70 anni di scavi intensivi nella Terra d’Israele, gli archeologi hanno scoperto che: gli atti dei patriarchi sono leggendari, gli israeliti non soggiornarono in Egitto né fecero un esodo, non conquistarono la terra. Non si fa nemmeno menzione di dell’impero di Davide e di Salomone, né della fonte della fede nel Dio di Israele. Questi fatti sono noti da anni, ma Israele è un popolo testardo e nessuno ne vuole sapere.”

” (Ze’ev Herzog  , 29 ottobre 1999)

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” Tutti questi eventi [nei libri biblici dell’Esodo e di Giosuè] sono praticamente contraddetti dall’archeologia. ” 

( Ze’ev Herzog , 23 dicembre 1999)

Archeologia, Archeologia Verona, Lessinia, Storia e arte - Verona, Veneto

SVELATA LA PROVENIENZA DELLA PIETRA DELLA CELEBRE “VENERE” GRAVETTIANA DI WILLENDORF: E’ ITALIANA, DELLA LESSINIA!

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La “Venere” gravettiana di Willendorf

La piccola scultura litica femminile di Willendorf, alta 110 mm, risalente a circa 30.000 anni fa e appartenente alla tipologia delle cosiddette “Veneri” del Gravettiano, è un’autentica icona del Paleolitico, rinvenuta sulle rive del Danubio nel 1908 ed esposta nel Museo di Storia Naturale di Vienna. Recentemente è stata ristudiata da un gruppo di specialisti austriaci e tedeschi, che hanno appena pubblicato uno studio su Scientific Reports. Le analisi condotte con tomografie microcomputerizzate rivelano l’origine, la scelta del materiale e le caratteristiche della superficie nella quale è stata scolpita, una tenera oolite del Mesozoico. Dopo aver campionato molti affioramenti oolitici su un raggio di 2500 km dalla Francia all’Ucraina, è stata trovata una corrispondenza sorprendentemente stretta con la granulometria del calcare oolitico del Lago di Garda, soprattutto dall’area di Sega di Ala nei Monti Lessini, tra Trentino e Veneto. Tutto ciò sembra suggerire una notevole mobilità delle popolazioni Gravettiane così come un trasporto su lunghe distanze di manufatti da sud a nord ad opera di gruppi di cacciatori-raccoglitori sapiens, prima dell’ultimo massimo glaciale.

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Archeologia, Egitto Canaan e dintorni, Religione Chiesa Cattolica, Religione cristianesimo, Religioni credenze e documenti

RIEMERGE IL PIÙ ANTICO MONASTERO CRISTIANO D’EGITTO

Il monastero. Ph. Ministero delle Antichità dell’Egitto

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Una missione archeologica franco-norvegese ha rivelato, nel fine settimana, la scoperta del più antico monastero cristiano d’Egitto: si trova in pieno deserto e risale al IV secolo d.C.

Una missione archeologica franco-norvegese, guidata dall’Institut français d’archéologie orientale, ha rivelato, nel fine settimana, di aver scoperto il più antico monastero cristiano noto in Egitto. Il sito è stato trovato nell’oasi di Bahariya, nel mezzo del deserto, a una distanza di circa 370 km dalla capitale Il Cairo. “La missione franco-norvegese”, ha spiegato il Ministero delle Antichità dell’Egitto in un comunicato diffuso sabato, “ha scoperto, durante la sua terza campagna di scavo nel sito di Tal Ganoub Qasr-al Agouz nell’oasi di Bahariya, molti edifici costruiti in basalto, altri scavati nella roccia e altri fatti di mattoni di argilla”. Il complesso è suddiviso in sei settori, dove sono state rinvenute le rovine di tre chiese e di celle monastiche le cui pareti mostrano graffiti e simboli con iscrizioni legate alla cultura copta. Sono stati ritrovati anche numerosi ostraka (frammenti di ceramica) con iscrizioni in greco che fanno riferimento ai monaci. Sulla parete di una chiesa sono stati rinvenuti anche alcuni passaggi biblici in greco, da cui si ricavano importanti informazioni sulla vita monastica nella zona. La scoperta risale all’anno scorso, ma gli scavi in quest’area sono cominciati una decina di anni fa.

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Archeologia, Storia e arte, Storia Italia

LETTERA DELL’IMPERATORE SETTINO SEVERIO ALLA CITTÀ DI NICOPOLIS

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Lettera dell’imperatore  Settino Severio  alla città di  Nicopolis

Una lettera imperiale dell’Imperatore  Settimio Severo alla città di Nicopolis ad Istrum nell’odierna Bulgariasettentrionale, è stata esposta al pubblico per la prima volta da secoli. 

È l’unica lettera intatta di un imperatore romano mai scoperta in Bulgaria. 

E’ sopravvissuta perché è stata scolpita su una lastra di calcare di 2 tonnellate alta 3 metri. 

L’iscrizione fu riscoperta nel 1923 spezzata. I pezzi sono stati conservati al Museo di Storia di Veliko Tarnovo sin dalla loro scoperta, ma sono stati assemblati solo di recente. 

Gli epigrafi hanno ora tradotto completamente le 37 righe dell’iscrizione e la stele è stata reinstallata nella sua posizione originaria presso il parco archeologico vicino a VelikoTarnovo.

La lastra è stata incisa con il testo della lettera nel 198 d.C. ed è stata eretta nel foro della città in modo che il pubblico potesse leggerla. Ad un certo punto andò distrutta, probabilmente nel V secolo, quando la città fu distrutta da Attila l’Unno.

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Archeologia, Cultura varia, Veneto

L’ANTICA PATAVIUM ROMANA SOTTO AL PEDROCCHI

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Nel 1764, davanti all’ormai diroccata chiesa di S. Giobbe, sul lato nord della Piazzetta Pedrocchi, a 4 – 4,5 m di profondità, fu rinvenuto un lastricato in trachite insieme ad un fusto di colonna, non scanalato, in marmo grigio, che servì poi, l’anno dopo, di sostegno al leone di S. Marco della Serenissima in Piazza dei Signori, e ad un blocco cilindrico di colonna in marmo rosso.

Così nel 1812 alla stessa profondità, demolita la chiesa, durante gli scavi effettuati dal Noale, si trovò un altro resto di colonna, col suo plinto inserito nel pavimento.

Nel 1888 si rinvennero altri frammenti architettonici ed un altro fusto scanalato; mentre, ancor prima, nel 1877, sempre alla stessa profondità, si era notato un altro resto di lastricato, con colonne scanalate e decorate ed altre di misure minori, sfaccettate o lisce.

Tutto ciò fece dunque pensare all’esistenza di un altro colonnato. Inoltre durante i lavori del Caffè si rinvennero altre due basi, con parti inferiori di colonne a 5 m di profondità. Si calcolarono pertanto tre colonne distanti rispettivamente 4,03 m.

Tutto lasciò supporre l’esistenza di un tempio databile ad età flavio-traianea (periodo tra Domiziano e Nerva). che fu distrutto da un incendio (tracce di cenere furono rinvenute durante gli scavi) ed in seguito risistemato in età adrianea.

 

Fonte: (da “Padova e il suo territorio nell’antichità” di R. Mambella)

 

Archeologia

PREMESSA ALLA TESI DI MELPUM

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Ortelius, 1624, Italia Gallica sive Gallia Cisalpina ex conatibus. Dettaglio. Nella parte centrale dell’immagine ingrandita si può vedere l’indicazione Melpum

 

 

Tengo ad evidenziare che questo Testo, articolato in più capitoli, non espone un qualcosa che è stato trovato, ma l’opinione su come si possa trovarlo, secondo un metodo deduttivo, che conoscendolo, può essere applicato a qualunque ricerca, perché segue logiche precise e solitamente funzionanti.

 

Il problema della ricerca archeologica sta nell’essere autorizzati a farla, e perciò un privato che non lo è, può ugualmente individuare Siti archeologici, con queste analisi che consentono di indirizzare Prospezioni Strumentali preventive, da cui poi si attiveranno veri scavi autorizzati.

 

Nei capitoli precedenti, relativi al Viaggio di Annibale, è stato esemplificato come l’analisi dettagliata di un testo, produce un assemblaggio di indizi, che per confronto con la carta geografica e l’esplorazione territoriale, consente una serie di conferme ed esclusioni, che, con la comune logica ipotetico-deduttiva, porta a scoprire realtà che non sono state citate dai testi storici, o sono state distorte o mentite, così che si possa ricostruire come fu la vera storia.

 

L’esempio ha identificato quale fu il vero passaggio di Annibale sulle Alpi, diverso da quello che intendeva fare, come e perché sbagliò strada, e poi in Padania, dove avvenne la Battaglia del Ticino.

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Archeologia, Storia

GLI INDIZI DI MELPUM

 

Siamo giunti al capitolo principale che indica come fare il riconoscimento archeologico di un sito insospettato, ma questa spiegazione non regge da sola, se non si seguono prima le indicazioni dei capitoli precedenti, e perciò li riepilogo per chi apre questa pagina senza aver già visto le altre.

 

pombia

Disegno n. 1 di Pombia reaiizzato nel 1994, per evidenziare meglio le caratteristiche. Si noti che il “Roggione” (a metà disegno sulla destra) non è un torrentello ma è il fosso che si è scavato il deflusso continuo delle acque della cloaca etrusca, che è stata tagliata dai romani quando hanno fatto il canalone che separa il Castrum

 

 

1° indizio: Le Fonti Storiche:

 

Livio scrive che nel IV sec.a.C. i Galli vinsero gli Etruschi sul Ticino, quindi è lì che si deve cercare, con una buona carta geografica, per valutare i possibili percorsi etruschi sul Ticino.

Mi documento su tutti i testi storici possibili, per sapere come può essere fatto ciò che vado cercando.

 

2° indizio: L’analisi Stradale:

 

La carta geografica indica strade, che non c’erano, ma rispecchiano itinerari fondamentali, valuto distanze tra punti salienti, alture, valichi alpini, laghi, guadi, confluenza di fiumi, incroci tra gli itinerari fondamentali. Con la logica delle probabilità ed esclusioni, stringo il cerchio su poche aree possibili.

 

4° indizio: Riconoscimento del Sito sulla Carta Geografica

 

Con le idee chiare di come deve essere fatto il sito cercato, esploro una carta geografica molto dettagliata (IGM), per identificare un’area che corrisponda alle caratteristiche cercate; in prima battuta se ne trovano due o tre, ma stringendo l’analisi sui dettagli, si scopre che esiste soltanto un punto in cui coincidono tutti i connotati cercati. Mi documento come è la località attuale e organizzo una visita.

 

5° indizio: Riconoscimento del Sito sul posto

 

L’esplorazione del luogo rivela una serie di dettagli geografici, urbanistici, tradizioni, toponimi, che qui vado a confrontare con l’idea di come deve essere fatto il sito cercato, e focalizzo quanto può coincidere e quanto può escludere; si tiene conto di tutto, anche il trascurabile o l’inverosimile.

Il disegno n° 1 allegato mostra la pianta di Pombia, è tratto fedelmente in scala, dalla Carta IGM, che non allego perché troppo complicata dai dettagli, mentre qui serve una chiara visione d’assieme, che consenta di accompagnare le descrizioni della località.

 

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Archeologia, Geografia e ambiente, Storia

IL FILO DI ARIANNA, ALLA RICERCA DELLE ANTICHE STRADE

antiche strade

 

 

L’antica idea di trovare la strada seguendo la traccia di un filo, è il principio più semplice e sicuro per trovare delle tracce seguendo una strada. Una strada consente di trovare tutto ciò che è stato costruito nell’antichità, perché fu sempre una strada a condurre in ogni luogo.

 

Questo testo prosegue i due precedenti (Annibale e Melpum) nel proporre il metodo di esplorazione dell’antichità per via deduttiva, basando la ricerca sulla percorrenza delle Antiche Strade, invece di percorrere le citazioni dei testi antichi, perché le indicazioni tratte dall’osservazione attenta dei luoghi, rivelano le esistenze del passato più di quanto sappiano spiegare i testi.

 

Questo tipo di indagine potrebbe dirsi archeologia deduttiva, perchè invece di scavare nel terreno, scava nelle ipotesi, per quanto si vede, e guida sulle possibilità di fare ritrovamenti, prima che uno scavo casuale li riveli all’archeologia.

 

Chi volesse proseguire questo metodo, dopo qualche esperienza riscontrerà che non bazzica fantasie inconsistenti, perchè devo dire che per tutta la vita ho lavorato proprio applicando questi criteri.

 

Quel già citato “Tempi e Metodi” è una professione per la quale si fanno ristrutturazioni di stabilimenti, basate sulla attenta osservazione di quello che viene fatto, per “dedurre” come si debba farlo in un altro modo, più semplice, rapido, sicuro, meno costoso, e soprattutto flessibile (da mutare nel tempo).

 

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Archeologia, Geografia e ambiente, Storia

LE VIE DI MELPUM

mappa percorsi padani e fluviali

 

 

Secondo il criterio seguito da questo studio, definibile come geo-archeologia, l’analisi dei percorsi dell’antichità (cioè gli itinerari) è il primo passo necessario per individuare tracciati, sentieri e strade, che di conseguenza portano ad individuare dove furono gli insediamenti abitativi, dedotti con la logica che segue le forme del territorio, le distanze dei punti salienti, e l’inserimento del cosiddetto modulo di viaggio (circa 30 km/giorno) che consente la ricostruzione virtuale di dove necessariamente dovevano esservi i punti di sosta, pernottamento, insediamento.

 

Il fatto che una carta geografica mostri le strade attuali, o che si sappia dove sono stati trovati resti di strade romane, è un complemento che indica la storia di un itinerario, ma non è determinante in questo studio perché occorre risalire prima al tracciato preistorico, per poi ridiscendere alle varianti portate dalle strade successive. Spesso la storia ha sfruttato gli antichi tracciati, per ricalcarvi sopra le nuove vie, per cui è frequente trovare antiche strade sotto altre più recenti; però l’obbiettivo di questa ricerca non sono le strade, ma di usare le strade per trovare gli antichi abitati che sono andati distrutti.

 

Per trovare una strada romana è relativamente facile, perché si vede bene con la foto aerea all’infrarosso. Anche quando i basolati sono stati asportati per farne pietre da costruzione, è rimasto comunque il sottofondo, che è una massiccia gettata di ghiaia, che ama farsi notare, e dunque se si cerca una strada allo scopo di valorizzare turisticamente una località, basta scoperchiare 100 metri di strada romana, per metterla in mostra e farci il parco archeologico che dà risalto alla cittadina.

 

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