Alimentazione e gastronomia

IL FRICO

frico

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Ho trovato su un vecchio libo friulano la storia del Frico e siccome presumo sia abbastanza veritiera ve la voglio far conoscere. 

Il nome Frico pare derivi da una pietanza simile della cucina francese chiamata Fricò e anche in Friuli pare si chiamasse così fino all’800 quando l’accento scomparve e il nome fu quello attuale. 

Si racconta che il primo Frico sia stato cucinato in Carnia per poter usare tutti i pezzetti di formaggio rimasti in cucina o come residui delle forme in latteria. L’aggiunta di patate fu necessaria perché la pietanza non venisse tanto dura visto che a quei tempi soprattutto gli anziani avevano molti problemi di denti. 

La prima vera testimonianza scritta però la troviamo già nel lontano ‘400 quando un certo Martino, cuoco raffinato del Patriarca di Aquileia Ludovico Trevisan, che fu in carica dal 1439 al 1465, lasciò uno scritto su cui scriveva la sua ricetta del Frico a cui lui aggiungeva cannella e zucchero. Il famoso cuoco diceva che lui usava solo formaggio di quello migliore cotto nel burro e l’aggiunta della cannella, come già detto, era solo dovuta alla golosità del Patriarca.

Adesso i tipi di Frico sono molti, da quello “morbido” cotto con aggiunta di patate, cipolle, altre verdure o salsiccia, a quello più “asciutto” in cui viene cotto del formaggio grattugiato o tagliato a fettine nel burro o nell’olio. 

Un cibo povero ma che piace a tutti, dai più piccoli ai più grandi, dai più abbienti ai più miseri, dagli italiani agli americani e via di questo passo fino ad arrivare sulle tavole dei migliori ristoranti che lo propongono assieme alla poverissima polenta, ora divenuta gradita pietanza ricercata e richiesta come rarità.

Eugenia Monego

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